In tutto il mondo, la temperatura media aumentava di qualche grado ogni anno. La maggior parte della fascia tropicale era diventata rapidamente inabitabile, e interi popoli avevano cominciato a emigrare a nord o a sud per sfuggire temperature di cinquanta o cinquantacinque gradi. (Il mondo sommerso, titolo originale Deserto d’acqua, J.G. Ballard, 1962. Qui troverete la recensione del nostro Stefano Zampieri)
La siccità che affliggeva il mondo ormai da cinque mesi era conseguenza della mancanza d’acqua che negli ultimi lustri aveva torturato sempre più estese zone della Terra. Malgrado i tentativi da parte di tutte le nazioni per provocare la pioggia, le precipitazioni erano diventate sempre più scarse. Infine, quando era stato chiaro che non poteva piovere perché non c’erano nuvole, non si era più tentato niente. (Terra bruciata, J.G. Ballard, 1964)
Interi popoli costretti a lasciare le loro case a causa della siccità. Il distopico Ballard lo immaginava, per ragioni diverse da quelle che stiamo invece vivendo, già nei primi anni ’60.
Ora, purtroppo, è realtà.
In Somalia
In Somalia oltre settecentocinquantamila persone sono state sfollate a causa della grave siccità di quest’anno, arrivano a un milione se partiamo da gennaio 2021 quando l’emergenza siccità è iniziata. I dati sono di agosto 2022 dell’Unhcr (l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) e del Norwegian Refugee Council.
A settembre la situazione è peggiorata ancora: in alcune regioni non vi è stato nessun raccolto e le mandrie di bestiame sono state decimate dalla mancanza d’acqua.
In più, proprio quando le famiglie si sono ritrovate senza nessuna risorsa propria, i prezzi dei generi alimentari sono aumentati a dismisura a causa della guerra in Ucraina.
In particolar modo, nella regione del Somaliland manca da mesi l’acqua per le coltivazioni e anche per l’uso domestico. Di questo passo circa un milione e duecentomila persone saranno in concreto pericolo di vita e quindi costrette a spostarsi all’interno del paese.
Tuttavia, la situazione è drammatica anche per ciò che riguarda le tensioni interne al paese: circa 900mila persone vivono in aree controllate dal gruppo jihadista al-Shabaab che combatte da circa vent’anni il governo centrale, e di fatto preclude gli spostamenti degli abitanti delle zone controllate e che ostacola gli aiuti occidentali.
In Etiopia
Sorte analoga per gli abitanti della regione del Tigray in Etiopia: quasi sei milioni di persone hanno bisogno di aiuti alimentari internazionali che sono però stati bloccati dal governo centrale di Addis Abeba per contrastare il Fronte di Liberazione del Popolo del Tigray. Tre anni di guerra, la devastante siccità e il blocco degli aiuti stanno mettendo in pericolo di vita milioni di vite nel silenzio generale.
In Kenia
Non che vada meglio in Kenya dove si stima che la siccità e la conseguente scarsità di riserve alimentari abbia messo in ginocchio quasi tre milioni di persone.
L’Africa orientale è la zona più colpita dalla siccità nel mondo
Dobbiamo anche tener conto che la carenza d’acqua rappresenta un grave problema legato al mantenimento dell’igiene e di conseguenza al diritto alla salute. Bambini e donne sono, al solito, i più colpiti da questa catastrofe. Pensiamo, ad esempio, all’impossibilità di avere acqua durante le mestruazioni o durante e dopo il parto o alla facilità della diffusione di malattie infettive.
Purtroppo la quinta stagione delle piogge, prevista per questo mese, non solo fallirà ma acuirà la già grave situazione dell’Africa orientale, zona che, secondo l’agenzia delle Nazioni Unite per la desertificazione, è la più colpita dalla siccità nel mondo.
L’agenzia, in collaborazione con il Pulitzer Center on Crisis Reporting, sta seguendo milioni di persone che, ormai in tutto il mondo, sono costrette a spostarsi a causa del cambiamento climatico.
Lo scenario che si va delineando è terribile soprattutto per l’intollerabile indifferenza di gran parte del mondo: aspetteremo che milioni di persone muoiano di sete e di fame prima di dire o fare qualcosa? Accetteremo in silenzio le nostre dosi di Soylent Green pur conoscendone il segreto da anni?
Con molta amarezza,
Debora Donadel