Recensione Mi ricorderò di te di M. South

In “Mi ricorderò di te”, i personaggi di Mary South usano la tecnologia per sfuggire ai loro incontrollabili sentimenti di rabbia e disperazione, finendo solo per mostrare le parti più fallaci e umane di sé. Questi dieci racconti alternano provocazione e profondità in una prosa intelligente, stravagante e umoristica. Un’archistar trae ispirazione dalle deformità della figlia per gli edifici che progetta; una moderatrice di contenuti per un motore di ricerca è così ossessionata dall’attività online dell’uomo che l’ha stuprata da diventarne la stalker nella vita reale; la sezione delle risposte alle domande più frequenti sulle craniotomie diventa la valvola di sfogo di una neurochirurga alle prese con la sua recente vedovanza e due figli incontrollabili. Mary South esplora come Internet consumi dall’interno le nostre relazioni ma allo stesso tempo fornisca nuove opportunità di connessione, rivelando il nostro egoismo grottesco e il nostro intenso bisogno di accettazione.

RECENSIONE:

Il titolo di questo libro – pubblicato dalla casa editrice Pidgin e tradotto da Stefano Pirone – sembra una rassicurante dedica, appunto, sembra.
Mi ricorderò di te” è una raccolta di dieci racconti, ricca di contaminazioni, di stampo speculative fiction e sci – fi improntata sull’uso della tecnologia, ma con approcci differenti e nelle sue forme più disparate e, talvolta, grottesche: ossessivo, sagace, tra il serio e il faceto etc.
C’è varietà di forma e contenuto, non troverete un racconto identico a un altro all’interno dell’antologia, anche il worldbuilding cambia di storia in storia – talvolta si palesano scenari vicini ai nostri giorni – mantenendo comunque una certa credibilità.
Mary South sfrutta la cornice soft science fiction per introdurre, senza alcuna piattezza né prevedibilità, la vulnerabilità dei legami affettivi e della società che comporta, anche, un forte senso di solitudine.
Storie pulsanti che fanno da cassa di risonanza per indagare tanto su quella società futuribile quanto sulla nostra, dove si avvicendano diverse tipologie di rapporto: intervistatore e intervistato, madre e figlio, marito e moglie etc. ed è possibile coglierne sfumature e sottigliezze. Storie di matrice esistenziale che indugiano su quell’indefinibile crinale tra realtà e finzione.

Uno stile di scrittura acuminato che crea sicuramente un effetto straniante nel tentativo di catturare questi scorci di vita, dai rimandi al mood dello sceneggiato “Black Mirror” ovvero situazioni al limite del paradossale e condite da un immancabile umorismo nero.
Tuttavia, come spesso accade nelle antologie, c’è assenza di omogeneità circa il pregio delle storie proposte; alcune paiono più dei bozzetti che dei racconti veri e propri, forse, anche a causa della frettolosità degli epiloghi molti dei quali aperti… Ma, ovviamente, non mancano quelle più approfondite e memorabili di altre sia per qualche plot-twist interessante sia per le svolte inattese del finale, ad esempio, L’età dell’amore incentrato su alcuni ospiti di una casa di riposo che telefonano alle linee erotiche per cercare “compagnia” e agli occhi di chi li assiste ciò assume suggestioni diverse oppure Mi ricorderò di te – il racconto che dà il titolo alla raccolta – in cui una moderatrice di contenuti per un motore di ricerca, sceglie in piena consapevolezza di volersi fare giustizia da sola.

Nel complesso, si tratta di una selezione dall’ampio respiro che riesce nell’intento di tracciare sì i confini dell’interconnettività – uno dei mali del nostro tempo – e quanto, inevitabilmente, essa si manifesti nei rapporti umani anche al di fuori della rete.

Elisa R

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