A Stranimondi accade di essere attratti da una copertina, da una Quarta, dalla presentazione di un editore o di un autore, e talvolta senza volerlo si fanno proprio belle scoperte. Tra le altre, quest’anno ho trovato questo romanzo di Stefano Bidetti, Oblio edito con molta cura da Onirica Edizioni.
TRAMA:
La capsula criogenica si attiva e Aykors Crumb viene svegliato a bordo dell’astronave Pequod III. È solo e non ricorda nulla. Lentamente ricostruisce di essere un biotecnico specializzato nell’agricoltura in ambienti difficili.
Cerca di ambientarsi nell’astronave deserta. Leggendo i diari di bordo scopre che la missione, iniziata oltre cento anni prima, puntava alla colonizzazione di un piccolo pianeta.
Ma scopre anche l’esistenza di un “Progetto B”: in un laboratorio dell’astronave dove si sperimentavano coltivazioni in grado di svilupparsi in ambienti ostili, è avvenuta una mutazione improvvisa nello sviluppo di una pianta di patate rosse. Investite da una imprevista dose di raggi Kappa emanati da un pianeta, le piante hanno cominciato a mostrare segni di una quasi sensibilità, e a un certo punto hanno sviluppato dei baccelli che si sono aperti lasciando fuoriuscire delle microscopiche e invisibili spore. Inspiegabilmente alcuni ricercatori sono morti. Scopre quindi che le microspore hanno infettato tutta la nave. L’equipaggio ha cominciato ad ammalarsi e morire. Tutti tranne Aykors e Susan, il medico di bordo con cui intratteneva una relazione. Insieme infatti hanno scoperto che tutto dipendeva dal gruppo sanguigno. Aykors è immune perché ha il gruppo sanguigno AB negativo. In un primo momento anche Susan crede di essere immune ma poi si rende conto che quello non è il suo gruppo sanguigno e infatti si ammala e muore dopo aver fatto in modo che le piante fossero lanciate nello spazio e Aykors fosse chiuso nella capsula criogenica in attesa di un futuro salvataggio.
Aykors riesce alla fine a contattare la Terra, dopo oltre un centinaio di anni dall’inizio del suo viaggio, e scopre così che per tornare dovrà rientrare nella capsula criogenica e dormire ancora per una ottantina di anni.
Quando tornerà saranno passati in totale un paio di secoli e la solitudine della navicella sarà nulla rispetto a quella che dovrà vivere in un mondo ormai sconosciuto ed estraneo.
RECENSIONE
Dopo una partenza lenta ma accattivante, il romanzo riesce a catturare l’attenzione del lettore, che facilmente si sente coinvolto dalla drammatica situazione del protagonista. Una certa aria d’angoscia domina ogni pagina e ci accompagna nell’indagine. Alla fine ci si rende conto che l’autore è riuscito a sottrarsi ai facili stereotipi del viaggio nello spazio, dell’astronave abbandonata, del paradosso del tempo e ci ha consegnato piuttosto un dramma esistenziale radicale. Un dramma senza tempo, il dramma dell’ultimo uomo. Bella lettura.
STEFANO ZAMPIERI
Grazie della recensione. Di solito cerco di non divulgare troppo la trama, però gradisco molto la recensione positiva.
Stefano Bidetti