Sembra un paradosso ma la comunità scientifica ne è quasi unanimemente certa: la causa della tempesta polare che ha colpito il Nord America è il riscaldamento globale.
Infatti, la maggiore quantità di energia termica in atmosfera devia il flusso delle correnti: il vortice polare si indebolisce, vi è un’anomalia dei venti e l’aria polare arriva anche a latitudine più basse.
E la neve?
È lo stesso fenomeno che si innesca provocando le famose bombe d’acqua e le conseguenti alluvioni e/o frane. L’atmosfera più calda è in grado di trattenere maggiore umidità: il 7% in più circa per ogni grado di riscaldamento globale.
Questo si traduce in precipitazioni più intense e imprevedibili ma anche in neve e bufere nelle regioni in cui le temperature scendono ancora sotto lo zero.
Lake-effect snow
Nel caso di questa recente tempesta il fenomeno è stato ancora più disastroso intorno alla zona dei Grandi Laghi per il fenomeno chiamato “lake-effect snow”. L’aria calda dei laghi, evaporata e raccolta nella grande massa d’aria fredda proveniente dal Polo, si è riversata poi sotto forma di neve nei terreni circostanti più freddi.
Ora immaginate una zona in cui, difficilmente, la temperatura scenda sotto i -10° in cui, improvvisamente, arriva una bufera di neve e la temperatura precipita a -20/-30° e in alcuni casi addirittura a -50°!
Una vera apocalisse
È proprio quello che è successo in Nord America nelle scorse settimane: più di 60 morti, alcuni dei quali mentre camminavano per strada, altri svenuti al volante, altri in attesa di soccorsi rallentati dalla situazione creatasi in poche ore. E ancora: migliaia di voli cancellati; decine di migliaia di abitazioni rimaste senza energia elettrica; tantissime persone intrappolate nella propria casa e impossibilitate a spostarsi.
Una vera e propria apocalisse!
The day after tomorrow
Vedendo le immagini proveniente dagli USA mi è (credo inevitabilmente) venuto in mente The Day after tomorrow, il film di fantascienza del 2004, in cui si ipotizza che il riscaldamento globale causi lo scioglimento dei poli e una conseguente nuova glaciazione.
Al netto dei difetti (qui ne troverete un elenco!) bisogna riconoscere al regista, Roland Emmerich (quello di lndependence Day) l’impegno a denunciare pesantemente i pericoli legati al cambiamento climatico.
Inoltre Emmerich pagò 200.000 dollari perché la produzione fosse completamente ecologica.
Di sicuro di fronte a questo frame non si può che riconoscergli l’impronta profetica:
Purtroppo quel che è successo nel Nord America tra dicembre e gennaio succederà ancora, ancora e ancora e in tanti altri posti del mondo: la situazione non si può migliorare, l’unica possibilità che abbiamo è quella di non peggiorarla ulteriormente.
E rassegnarsi a predisporre piani di emergenza per queste situazioni che permettano, almeno, di limitare i danni ed evitare le vittime.
Debora Donadel