Molto opportunamente la casa editrice Mardos y Markos ripubblica questo fondamentale romanzo dei fratelli Strugatskij in una versione tradotta da Paolo Nori e restaurata dalle numerosissime modifiche imposte dalla censura sovietica al tempo della prima edizione (1972). Per i numerosi appassionati lettori dei fantasiosi fratelli è l’occasione per rileggere un romanzo che è stato di ispirazione per un bellissimo film di Tarkovskij ed è forse il più conosciuto della loro vasta produzione.
TRAMA
Marmont, una cittadina industriale come tante altre. Eppure, poco oltre la periferia, qualcosa è cambiato irreversibilmente. Al di là di hangar e capannoni, in mezzo a una natura splendida, si estende un territorio dalle caratteristiche uniche. È la Zona: uno dei sei luoghi del mondo ‘visitati’ dagli extraterrestri. La Zona: un luogo magico e pericoloso, che pullula di fenomeni sconvolgenti, di oggetti dalle qualità straordinarie. Come dopo un picnic sul ciglio della strada, a metà del viaggio fra una galassia e l’altra, gli extraterrestri hanno mollato i propri avanzi sul prato. Accumulatori eterni, gusci energetici, antigravitometri sono strumenti di altissimo valore scientifico ed economico, prede prelibate di studiosi e trafficanti. A Marmont nasce una nuova professione, quella di ‘stalker’. Gli stalker entrano nella Zona a caccia di questi oggetti e li rivendono al miglior offerente. Tenace ‘Cercatore’ dell’Istituto delle civiltà extraterrestri, Red Schouart, in arte Roscio, è sedotto dalla potenza della Zona. Rapido, fortissimo, deciso, è pronto a strisciare su un suolo imprevedibile a temperature insostenibili. L’Eldorado sembra a un passo, in quel luogo assoluto, ma non sono né la ricchezza, né il potere, né la verità che premono a Roscio: è il brivido estremo della sfida, il desiderio di ‘bucare’ lo schermo del possibile che lo spingono a trasgredire le leggi – fisiche e morali – di una comunità pavida e corrotta.
RECENSIONE E TRAMA DI PICNIC SUL CIGLIO DELLA STRADA
Il protagonista è uno Stalker, cioè un avventuriero che con grande coraggio vive commerciando ciò che riesce a trovare nella Zona. Un territorio abbandonato e proibito che è stato visitato in passato dagli alieni che vi hanno lasciato una gran quantità di materiali e di oggetti misteriosi, miracolosi ma anche molto pericolosi. Gli alieni non ci sono più, sono scomparsi, cosa siano venuti a fare non si sa, l’ipotesi è che la Terra abbia rappresentato per loro solo un punto di passaggio in chissà quale viaggio, un luogo dove fare un picnic sul ciglio della strada, come dice il titolo. E ciò che si ritrova sarebbe nient’altro che gli avanzi, i resti di quel passaggio.
Red Schuhart detto il Rosso, protagonista del romanzo, sa muoversi in un territorio pieno di insidie e di trappole, ma sa anche che non si tratta solo di raccattare qualche strano oggetto, in verità la Zona nasconde segreti oscuri, può produrre trasformazioni inspiegabili, si parla di morti che possono rivivere, di esseri umani mutanti, ecc. Alcuni cercano di penetrarvi a caccia di tesori ma restano vittime di contaminazioni, di liquidi velenosi, di trappole gravitazionali e altre amenità.
Il Rosso, nonostante tutti i pericoli continua la sua caccia mosso esclusivamente da una aspirazione ben raccontata nella parte finale del romanzo, l’aspirazione alla felicità, la speranza che da qualche parte si nasconda il segreto della felicità:
“Felicità per tutti, gratis, e che nessuno se ne vada scontento!”
Sono queste le ultime parole del romanzo.
Lo stile dei fratelli Strugatskij è facilmente riconoscibile anche in questo romanzo, sovraccarico, denso, articolato intorno a numerosi personaggi e dilatato in un arco temporale assai lungo. Lunghe conversazioni talvolta prendono il posto delle sequenze narrative. Nel mondo degli Strugatskij bisogna entrarci, non si può pretendere la trasparenza assoluta, qui poi molti degli oggetti alieni non sono nemmeno descritti analiticamente, se ne accenna come se li dovessimo conoscere già, perché il lettore ideale non è un estraneo, ma è qualcuno che fin dalla prima pagina appartiene a quel mondo, ne fa parte.
Se poi volessimo cercare una traduzione metaforica, un sotterraneo riferimento alla realtà del loro tempo non sarebbe così difficile immaginare che il mondo alieno, pieno di cose straordinarie è, in fondo, il mondo capitalistico visto dall’altra parte, un mondo che contiene in sé tanto la promessa della felicità quanto un intricato sistema di pericoli mortali. C’è poco da fare, i fratelli Strugatskij erano avanti, molto avanti.
STEFANO ZAMPIERI