Chi è Paul Amadeus Dienach? Era il più grande romanziere, visionario, della fantascienza di inizio 1900 o era un viaggiatore del tempo? Non so darvi una risposta, posso solo raccontarvi la sua storia e lasciare a voi il piacere di trarre le conclusioni.
Paul Amadeus Dienach. Nasce a Zurigo nel 1884 e, dopo gli studi, diventa un insegnante di francese e tedesco. Un uomo normale, rispettabile e con pochi grilli per la testa. Un uomo di cui non c’è nulla da dire, e che conduce una vita al limite dell’anonimato fino al 1917, anno in cui contrae la misteriosa encefalite letargica. Una malattia che ancor oggi rimane un mistero per la medicina moderna e che lo fece cadere in un sonno comatoso di due settimane. Al suo risveglio disse di non ricordare nulla e tornò alla sua vita da insegnante, fino al 1921, anno in cui l’encefalite lo colpì nuovamente, facendolo cadere in coma per oltre un anno. Al suo risveglio scopre di essere ricoverato all’ospedale di Zurigo, apprende della scomparsa della madre e inizia a manifestare i primi sintomi di un’altra malattia che all’epoca non lascia scampo, la tubercolosi.
Adducendo di volersi curare, Dienach lascia la fredda e umida Zurigo e si trasferisce ad Atene, dove insegna francese e tedesco all’università. Lì ha tra i suoi allievi Georgios Papachatzis, uomo che diventerà un illustre professore di diritto e giurista del Consiglio di Stato greco, e che, nella nostra storia ha una rilevanza ancora maggiore. E’ a lui che Dienach consegna i suoi diari, nel 1924, prima di ripartire per la Svizzera ormai devastato dalla malattia e prossimo alla morte.
Quasi 800 pagine, che Papachatzis traduce in greco e raccoglie in un libro, che pubblicherà solo a distanza di cinquant’anni. Un testo che racconta la vita vissuta dall’amico nel lungo anno di coma, una vita in futuro lontano duemila anni.
Nei suoi diari Paul Amadeus Dienach confessa di aver vissuto per un anno nel 3905 con il nome di Andreas Northam, un uomo italiano ricoverato in un ospedale di Molsen dopo essere stato vittima di un incidente con una macchina volante. I medici parlano gli dicono chi è e cosa ha avuto, ma lui non riconosce niente e nessuno, non capisce la lingua parlata dai medici (che sembra di origine nordica) e si stupisce di quell’ambiente luminoso e completamente di vetro.
In quell’anno apprende molte cose sul futuro dell’umanità. Scopre i cellulari, le videochiamate e apprende che nel 2309 l’Europa sarà quasi completamente annientata da una guerra nucleare.
Il XX e XXI secolo sono funestati da guerre mondiali, dall’oppressione dell’uomo sull’uomo e dal mancato rispetto della natura. I valori cambiano e lo smodato consumismo distrugge il pianeta e le coscienze degli uomini. Sono anni dove il potere economico e politico è detenuto da un Nuovo Ordine del Mondo. Violenza e povertà dilagano, in particolare in Africa e in Asia. Il pianeta è sovrappopolato e Marte diventa la meta di una colonia terrestre, che dura poco, perché dopo una sessantina d’anni un evento catastrofico spazzerà via tutti i 20 milioni di persone che lo abitano.
Nell’anno 2309 il Vecchio Continente sarà quasi completamente annientato da una guerra nucleare. La popolazione sopravvissuta sul pianeta inizia a migrare, e nell’Europa del sud arrivano genti dal nord.
Nel testo viene raccontata la caduta della civiltà e un ritorno al medioevo, che durerà fino alla fine del 2800, anno in cui inizierà un nuovo Rinascimento, volto a riscrivere la spiritualità umana e a ricostruire la natura. Tra discussioni filosofiche e piccoli dettagli che definiscono luoghi e tempo, Dienach tratteggia un futuro utopico che si fonda su secoli di distopia e devastazione.
C’è moltissimo nel testo, sfortunatamente non c’è la versione italiana, ma se avete voglia c’è una pagina Facebook con alcune delle previsioni e molti disegni.
Non sapremo mai se Dienach, o il suo amico Georgios Papachatzis, abbiano creato un astuto testo fantascientifico in cui hanno teorizzato scoperte scientifiche e asset sociali sconosciuti ai tempi. Di sicuro il piccolo mistero che permea questo testo da alla lettura un piacevole senso di mistero.
A presto.
Delos