“You can’t drink just six!”
Slogan della SLUSHO!
Cosa vi viene in mente se vi parlo di “Marketing Virale“?
Probabilmente una qualunque campagna pubblicitaria atta a promuovere qualcosa, proprio come si aspetterebbe dalla parola “Marketing”.
Ma in realtà il Marketing Virale è molto di più e getta le sue fondamenta sulla rete, dove appunto è più facile trovare l’interazione con il target di riferimento per la quale la campagna è stata fondata.
Molto spesso riguarda il mondo cinematografico ed è strutturata in modo che tutto ciò che viene mostrato possa apparire reale agli occhi dello spettatore. In che senso?
Se guardiamo un solo trailer sappiamo che stiamo guardando qualcosa che resta nell’ambito cinematografico, è semplicemente un montaggio di alcune scene prese dal film stesso. Se qualcuno improvvisamente mette un martello di Thor in una piazza di una città random del mondo, sappiamo che è inerente al film di Thor.
Ma cosa succede quando si inizia a procedere in modo che la gente possa pensare che le trovate geniali di marketing siano effettivamente dei fatti di vita reali?
Il caso “The Blair Witch Project”
Per fare un esempio, torniamo indietro nel tempo al 1999, quando uscì nelle sale The Blair Witch Project. un film diretto da due registi emergenti, cast tecnico semi-sconosciuto e attori altrettanto sconosciuti. Una pellicola che aveva un budget minimo di 60000 dollari, ma che al botteghino ha sbancato guadagnandone 248 milioni.
Come? Merito di un’ottima compagnia di marketing virale.
Il film, per chi non lo ha visto (e correte immediatamente a vederlo), è strutturato sotto forma di Mockumentary, ovvero un falso documentario filmato in prima persona che, avventurandosi nel folto di un bosco del Maryland per indagare sulla leggenda della strega di Blair, sono misteriosamente spariti nel nulla.
Un anno prima dell’uscita del film è stato creato un sito apposito, dove al suo interno vi erano le finte biografie dei protagonisti della pellicola, finte interviste ai genitori di questi ultimi, la mappa del bosco e molto altro materiale che serviva a creare un vero e proprio caso mediatico riguardo la scomparsa dei tre.
Oltre questo sono stati creati poster e trailer fuorvianti che presentavano per vera ciò che in realtà era solo finzione. Infatti sono stati creati perfino dei volantini tipici che vengono creati per le persone scomparse, con tanto di numero da chiamare (ovviamente creato appositamente per la campagna di marketing).
Inutile dire che il passaparola riguardo la vicenda è esploso e ne hanno parlato così tante persone nel mondo che, alla fine, la gente ha realmente creduto che non si trattasse più di finzione ma di vita reale. E all’uscita del film molti, perfino chi non era amante del genere horror, andarono a vedere il film con la convinzione che quel video fosse realmente qualcosa di amatoriale.
Ecco perché il film è uno dei più ricordati e più famosi del genere.
01-18-08
Arriviamo al 2007.
In sala esce il primo film di Transformers.
Tutto bello per gli amanti dei giocattoli marcati Hasbro.
C’è un piccolo “ma“.
Prima della messa in onda di Transformers nelle sale di tutto il mondo, viene proiettato questo teaser trailer.
Non c’era nulla.
Non c’era un titolo, non c’era una motivazione a ciò che stavamo vedendo, non c’era un solo nome se non quello del creatore della pellicola: J.J. Abrams.
E una data d’uscita: 1-18-08
Inutile dire che l’effetto che ebbe sulla gente era quello desiderato: far parlare di ciò che gli spettatori avevano visto. Iniziò quindi un enorme passaparola e a differenza di quanto successo con “The Blair Witch Project” eravamo già nella fase avanzata di internet.
Quindi prima ancora che il suddetto teaser trailer venisse proiettato nelle sale di tutto il mondo, erano già stati preparati e messi in rete svariati siti collegati a quello che sarebbe poi stato Cloverfield (che fa parte della nostra lista sui 50 film di Fantascienza degli anni 2000 che devi aver visto)
Dopo l’uscita del teaser trailer venne quindi scoperto il sito http://www.01-18-08.com (che, ovviamente, adesso non è più attivo), ma al suo interno non c’era nient’altro che foto di gente comune e quindi prive di un particolare interesse per il pubblico, e foto di uno strano disastro avvenuto in mare.
Non esiste però nessun collegamento tra le due categorie di immagini, e soprattutto niente portava a capire cosa fosse quel disastro in mare né come o chi o cosa lo avesse causato. L’effetto curiosità di ciò che apparentemente è incomprensibile è più che presente.
Esattamente come avvenuto per “The Blair Witch Project” vengono aperte le pagine Myspace dei protagonisti della pellicola, giocando ancora una volta con la contrapposizione di ciò che è reale e ciò che non lo è, in quanto anche Cloverfield sarà poi un film dalle riprese “amatoriali“.
Il 9 Luglio 2007 J.J. Abrams ha dichiarato che di tutti i siti creati per la campagna promozionale del suo progetto, l’unico che fino a quel momento era stato trovato si trattava di http://www.01-18-08.com.
Tagruato e SLUSHO!
La dichiarazione di J.J. Abrams è come un fiammifero in un campo di sterpaglie. I fan iniziano una ricerca disperata degli altri siti che possano avere a che fare con la pellicola.
Dopo un po’ finalmente vengono scoperti il sito della bevanda Slusho e il sito di una compagnia giapponese: la Tagruato. Quest’ultima è una multinazionale che opera su vari settori ma che principalmente si occupa di estrazione petrolifera negli oceani di tutto il mondo.
Ma non solo. Tra le sue attività c’è anche quella inerente alle sperimentazioni genetiche sugli animali. Si viene quindi a scoprire che i due siti appena scoperti sono in realtà collegati, in quanto la fittizia bevanda Slusho è in realtà prodotta dalla Tagruato, e il suo ingrediente principale è totalmente segreto.
Si è poi scoperto che si tratta di questa sostanza, tale “Seabed’s Nectar“, prelevata dal fondale oceanico ad una temperatura gelida e ad altissime pressioni. E proprio perché deve essere consumata a temperature gelide, quale modo migliore se non immetterla nella Slusho?
Gli effetti di questo ingrediente vengono descritti come ottimi per la salute: si parla di crescita cellulare accelerata, aumento della forza, aumento della crescita del tessuto muscolare molle, vista più acuta, migliore digestione, pelle più liscia e una piacevole sensazione di tutto il corpo che uno degli stessi ricercatori ha effettivamente descritto come “un’ondata di pura felicità”.
Per gli ideatori della campagna marketing questo da il via alla fase due.
Vengono infatti diffusi in rete, e specialmente su YouTube, alcuni video. Si tratta di falsi spezzoni di telegiornali, diffusi in svariate lingue, compresa quella italiana.
La notizia di questi finti TG è sempre uguale: l’affondamento di una delle piattaforme della Tagruato nell’oceano Atlantico. Nei servizi si vedono tre spezzoni di video che documentano il disastro in mare: una ripresa da un elicottero; un’altra dall’interno della piattaforma stessa e una da un gommone di salvataggio mentre si allontana dal luogo dell’incidente.
Quest’ultimo spezzone è mostrato per intero solo in alcuni servizi. Nonostante il portavoce della Tagruato dichiari che i superstiti stanno bene e non ci sono feriti, nella versione integrale dello spezzone, una volta affondata la piattaforma, si vedono pezzi di quest’ultima venir sparati in aria con forza (preceduti da un verso di una creatura ignota) per poi precipitare addosso ai superstiti in gommone.
Il portavoce della Tagruato inoltre dichiara che le cause del crollo della piattaforma non sono per niente chiare, ma che di sicuro c’entra un attacco di un gruppo di ambientalisti noto come T.I.D.O. che già in passato avrebbero fatto incursione nella piattaforma stessa.
Risultati e futuro
A fronte di un budget di produzione di 25 milioni di dollari, grazie al marketing virale il film ne ha guadagnati quasi 171 milioni in tutto il mondo.
Ci sono state successivamente delle trovate di marketing virale per “10 Cloverfield Lane” e “The Cloverfield Paradox” che però non sono dei sequel effettivi ma degli spin-off che condividono lo stesso universo del primo film. Tuttavia niente può essere paragonato a ciò che è stato fatto per il primo Cloverfield.
Si è sempre vociferato di un possibile sequel diretto che però non ha mai visto la luce.
Tutti i siti della campagna marketing sono andati ovviamente offline e non si è più parlato di nulla riguardo questo disaster movie.
A gennaio di quest’anno il regista di Cloverfield, Matt Reeves, ha affermato che non può dire nulla riguardo un possibile Cloverfield 2 perché “è come nel Fight Club“
Insomma, parliamo di Cloverfield. Il punto di Cloverfield è che è come Fight Club. Non si parla di Cloverfield. Posso solo dire che sono estremamente emozionato per quello che potremmo fare in futuro, ma non posso darvi i dettagli. Magari un giorno spunterà fuori, con vostra grande sorpresa, e magari felicità.
Qualche settimana fa, inoltre, è successo quel qualcosa che Reeves aveva accennato in questa dichiarazione.
“Un giorno spunterà fuori“.
E infatti il vecchio sito della SLUSHO! è tornato improvvisamente online.
Di certo non è un caso.
Si tratta dell’inizio di una nuova campagna di marketing?
Non lo sappiamo, ma di certo qualcosa bolle in pentola.
E io sarò qui ad aggiornarvi su ogni minima novità.
Fatemi sapere cosa ne pensate e soprattutto quali trovate credete che si inventeranno per il teorico Cloverfield 2.
Ron.