Ho letto con molto piacere Limos di Stefano Dalpian, edito Delos Books; il romanzo ha vinto il Premio Odissea 2022 ex aequo con L’arte di non muoversi di Giovanna Repetto.
La trama di Limos
Tutto comincia con una specie di strani topi trovati in Sudamerica, i limos, appunto. Hanna Walker, canadese, responsabile della FAO, sarà la prima scienziata a studiare e comprendere il pericolo micidiale che questi animali, onnivori, voraci, aggressivi e incredibilmente prolifici, rappresentino per l’umanità.
“Il taglio della foresta amazzonica, la distruzione di milioni di ettari per creare monoculture, cioè le grandi piantagioni a una sola cultura, tutto questo ha portato all’esplosione dei limos. Ma ormai è tardi, ormai qualunque ambiente dove l’uomo concentra grandi quantità di cibo è una risorsa per quegli animali: i villaggi, le città, persino le discariche.”
Daniel, l’altro protagonista del romanzo, è un broker italiano che vive a Londra. Venuto da una semplice famiglia di provincia, con un eccezionale fiuto per gli affari e la speculazione, scaltro e pronto a tutto per riscattare le sue umili origini. Daniel intercetterà il “caso limos” e trasformerà la catastrofe in una gigantesca macchina di soldi. Per farlo stringerà la mano ad alcuni tra i più potenti elementi dell’economia e della politica. Tutti sottovaluteranno l’apocalissi in divenire, accecati dalla fame di potere.
“Loro, quelli al comando, continueranno a svolgere la loro piccola funzione fin tanto che il cielo non gli crollerà addosso.”
“I limos hanno superato l’uomo. Il loro successo è a causa dell’uomo, si sono propagati grazie a lui, riescono a superare gli inverni a longitudini proibitive per il loro metabolismo accelerato grazie alla temperatura globale che abbiamo innalzato noi.”
Come in ogni crisi globale a farne le spese per primi saranno i più poveri mentre altri si arricchiranno a dismisura. Ma nello scenario immaginato dall’autore la devastazione non risparmierà nessuno portando al collasso tutte le democrazie mondiali e facendo piombare l’umanità in un’epoca buia di guerre civili, violenza, barbarie e odio cieco.
La recensione di Limos
Questo romanzo è un incalzante thriller fantascientifico di quelli che non ti fa mollare le pagine finché non arrivi alla parola fine.
L’autore non si risparmia nel realismo delle descrizioni: dal sesso alla violenza fino all’orrorifica devastazione dei limos, tutto, in questo libro, è come se fosse vero, senza sconti.
Quando la storia arriva in Italia, la catastrofe naturale diventa solo un espediente per raccontare la disfatta sociale e politica. La guerra civile non può che ricordare la Resistenza, anche se intessuta in uno scenario che presenta i temi dei nostri tempi e i modi imbarbariti dall’apocalisse. Alcune situazioni, purtroppo, paiono assolutamente verosimili rapportandole alla società attuale.
“Quando hanno imprigionato i nostri amici, violentato le nostre donne, torturato i nostri figli, eravamo noi a creare un clima d’odio?”
La narrazione di Dalpian è trascinante e in diversi passi disturbante per la sua crudezza. Aspetto che io apprezzo ma che per alcuni può rappresentare un ostacolo nella lettura…
Il romanzo è un veloce e continuo susseguirsi di scene d’azione, lascia poco respiro e poco spazio all’immaginazione. Ecco forse quest’ultimo aspetto, è, per i miei gusti, l’unico difetto di questo libro.
Concludendo, credo che Limos sia un romanzo di ampio respiro, che contiene al suo interno diversi piani e sviluppi, dalla crisi ambientale, a quella sociale e politica. Tratta l’infinito scontro tra scienza e avidità, tra ricchi e poveri, tra potere e umiltà.
Ma, soprattutto, evidenzia come, dentro la violenza, anche il più impassibile e innocuo degli uomini possa trasformarsi in un mostro e nessuno sia immune alla follia.
Forse ci sarebbe stato materiale per farne una trilogia, di sicuro se ne opzionassero i diritti cinematografici (e se fosse uscito negli Stati Uniti sarebbe probabilmente già successo) diventerebbe una serie anche piuttosto lunga.
Lo consiglio, ma non agli stomaci deboli.
Debora Donadel
Limos – Stefano Dalpian – Delos Digital – 319 pagine – Disponibile sia in versione digitale che cartacea