Un libro sorpresa, uno di quelli che a pelle non avrei mail letto, ma che alla fine mi ha trascinato nella vita di un uomo che i somiglia in maniera inquietante. Edito da Mondadori, con la traduzione di Anna Airoldi, L’uomo che metteva in ordine il mondo è un viaggio tra i colori della vita.
TRAMA
Ove ha 59 anni. Guida una Saab. La gente lo chiama “un vicino amaro come una medicina” e in effetti lui ce l’ha un po’ con tutti nel quartiere: con chi parcheggia l’auto fuori dagli spazi appositi, con chi sbaglia a fare la differenziata, con la tizia che gira con i tacchi alti e un ridicolo cagnolino al guinzaglio, con il gatto spelacchiato che continua a fare la pipì davanti a casa sua. Ogni mattina alle 6.30 Ove si alza e, dopo aver controllato che i termosifoni non stiano sprecando calore, va a fare la sua ispezione poliziesca nel quartiere. Ogni giorno si assicura che le regole siano rispettate. Eppure qualcosa nella sua vita sembra sfuggire all’ordine, non trovare il posto giusto. Il senso del mondo finisce per perdersi in una caotica imprevedibilità. Così Ove decide di farla finita. Ha preparato tutto nei minimi dettagli: ha chiuso l’acqua e la luce, ha pagato le bollette, ha sistemato lo sgabello… Ma… Ma anche in Svezia accadono gli imprevisti che mandano a monte i piani. In questo caso è l’arrivo di una nuova famiglia di vicini che piomba accanto a Ove e subito fa esplodere tutta la sua vita regolata. Tra cassette della posta divelte in retromarce maldestre, bambine che suonano il campanello offrendo piatti di couscous appena fatti, ragazzini che inopportunamente decidono di affezionarsi a lui, Ove deve riconsiderare tutti i suoi progetti. E forse questa vita imperfetta, caotica, ingiusta potrebbe iniziare a sembrargli non così male…
RECENSIONE
Svezia, terra fredda, ordinata e a tratti oppressiva. Un paese in cui tutti stanno attenti a tutto, in cui ogni cosa ha il proprio posto e una funzione ben definita.
Il luogo perfetto per Ove, che vive secondo rigide regole e routine quotidiane. Un uomo che non ama perdersi in futili chiacchiere, che disprezza chi non usa prodotti svedesi, chi guida auto straniere o chi non è in grado di arrangiarsi. Perché la vita è dura, e per affrontarla serve mantenere una rigida concretezza. I computer, i mutui a tasso variabile, le stravaganze della moda e ogni stranezza del mondo moderno sono complicazioni inutili che generano solo problemi.
Ove è un uomo burbero, impacciato, che crede ciecamente in una manciata di regole.
“Gli uomo sono quello che sono non per quello che dicono ma per quello che fanno” e “quel che è giusto è giusto“. Solo bianco e nero, nessuna sfumatura e nessun compromesso, perché è così che faceva suo padre ed è così che vuole fare anche lui. Almeno fino al giorno in cui incontra Sonja.
La gente diceva che lui vedeva il mondo in bianco e nero.
Ma lei era il colore.
Tutto il suo colore.
E lui la ama, e continua ad amarla anche dopo la sua morte. Parla con lei, con la sedia vuota su cui lei si sedeva e lentamente inizia a pensare che il mondo non è più lo stesso senza di lei. Vuole raggiungerla. Così, sempre ligio alla sua concretezza, spegne tutto, chiude il gas, sistema la casa e si prepara a farla finita… ma qualcosa, lo interrompe e lo costringe a rimandare i suoi intenti.
L’uomo che metteva in ordine il mondo è un distopico mentale. Una dittatura senza speranze che nasce e regna nella testa del protagonista. E’ un romanzo toccante, fiero e ammantato di un’ironia triste. Un testo che racconta uno spaccato di umanità, che mostra l’ossessione del controllo e la faticosa strada che bisogna percorrere per superarlo. Parla di solitudine e di amore, mostra le due facce dell’allegria e della libertà.
Il primo terzo del libro è un po’ monotono, la costruzione dell’ambiente e del personaggio forse hanno preso più pagine del dovuto, ma superato questo scoglio si inizia a vivere il cambiamento. La ribellione silenziosa alla dittatura emotiva diventa il punto centrale della storia, il trampolino per una nuova consapevolezza fatta di libertà e di sfumature mai viste prima.
Consigliato e, incredibilmente per uno come me, apprezzato.
A presto.
Delos