Eccomi a rubare la scena ai nostri cinema addicted con la recensione di Old, ultimo lavoro di M. Night Shyamalan.
Il film è un libero adattamento della graphic novel francese “Sandcastle” (“Castello di sabbia”) di Pierre Oscar Levy e Frederik Peeters recensito qui su Leggere Distopico & Fantascienza Oggi dalla nostra super Elisa Raimondi.
Premesso che non ho letto la graphic novel, mi sembra di aver capito, sia dalla recensione di Elisa che dai commenti trovati in rete, che Shyamalan si sia preso delle ampie libertà rispetto alla storia originale. Libertà che danno una nuova veste autoriale all’idea originale più in linea con la precedente filmografia del regista.
Trama di Old
Guy e Prisca Cappa, marito e moglie, si recano in un resort tropicale con i figli piccoli, Trent di 6 anni e Maddox di 11, come ultima vacanza in famiglia prima del divorzio.
Su consiglio del direttore, la famiglia visita una spiaggia isolata vicino a una riserva naturale. La spiaggia è occupata anche dal rapper Mid-Size Sedan, dalla coppia sposata Jarin e Patricia Carmichael, dal chirurgo Charles e dalla sua famiglia composta dall’anziana madre Agnes, della moglie Chrystal e dalla loro bambina Kara.
La spiaggia tropicale da sogno si rivela però un incubo per tutti i suoi ospiti che saranno prigionieri di un mistero e vittime di un perturbante, innaturale fenomeno: i loro corpi inizieranno a invecchiare con angosciante velocità (trenta minuti nella spiaggia equivalgono a un intero lungo anno).
Non è possibile scappare, i telefonini non hanno campo… In cima all’altissima scogliera che circonda la baia i turisti scorgono degli strani riflessi e un’ombra inquietante…
Recensione di Old
Old è una di quelle opere che travalica i generi: thriller fantascientifico, horror (ma non esageratamente splatter) e nello sfondo una distopia bella e buona. Già da questa premessa capite che mi ha intrigata non poco.
Shyamalan, che solitamente partecipa ai suoi film con un cameo, in Old ha un ruolo che è puro metacinema e le citazioni e i riferimenti ad altre opere cinematografiche si colgono in diversi momenti e personaggi.
Inoltre: normalmente è il racconto cinematografico ad accelerare lo scorrere del tempo… una vita in un’ora e mezza di film… In Old invece è l’elemento fantastico a imporre i tempi al cinema in uno strano cambio di prospettiva che eleva alla potenza l’ansia dello spettatore.
Ci sarebbe stata una riflessione più profonda sul tempo? Sì, sicuramente, ma, secondo me, avrebbe perso di pathos e ritmo.
Ritmo che è scandito da un montaggio volutamente disordinato: si passa da riprese in primo piano dei protagonisti a visioni ellittiche della spiaggia, del mare, della scogliera.
Tensione che catapulta chi guarda dentro l’angoscia dei protagonisti che crescono, diventano adulti e invecchiano in poche ore.
I legami tra genitori e figli ne sono sconvolti e questo sconvolgimento è amplificato dal dramma, dalla follia, dalla malattia, dall’incertezza.
Nella spiaggia di Old il tempo è imposto, il passato e il futuro non hanno spazio, il presente condensa entrambi costituendo l’elemento disturbante che cattura lo spettatore dall’inizio alla fine.
Il finale, che potrebbe sembrare scontato e banale, a me ha lasciato quel disagio, quella sorprendente e desolante inquietudine che fa di Old uno dei film che ricorderò a lungo.
Debora Donadel
Una nota a margine: quanto spettacolare è la locandina?
Old – 2021 – Horror/Thriller – 1h 48m – Interpreti e personaggi: Gael García Bernal-Guy, Vicky Krieps-Prisca, Rufus Sewell-Charles, Ken Leung-Jarin, Nikki Amuka-Bird: Patricia, Abbey Lee-Chrystal, Kathleen Chalfant-Agnes, Aaron Pierre-Brandon/Sedan – Disponibile su Prime Video
Alla prossima!!!
Debora