Non molti sanno che nel 1982 A. Clarke scrisse un seguito al fortunatissimo 2001 Odissea nello spazio, romanzo nato come sceneggiatura per il film di Stanley Kubrick (1968), col titolo 2010: Odissea due, a questo faranno seguito 2061: Odissea tre (1987) e infine 3001: Odissea finale (1997).
È innegabile che l’originalità del primo atto trovi poche conferme in quelli successivi. Ciò non toglie che da questa saga sia ora in produzione una serie televisiva prodotta nientemeno che da Ridley Scott per il canale Syfy.
Ma restiamo a 2010: Odissea due, che a mio avviso resta lo sviluppo più interessante e più ispirato. Clarke in generale ha il merito di una scrittura sempre molto limpida e diretta, senza tanti fronzoli anche quando affronta temi piuttosto oscuri.
TRAMA DI 2010 ODISSEA DUE
2010 è la continuazione diretta del precedente 2001. Nove anni dopo la tragedia della Discovery il cui equipaggio, ricordiamo, è stato eliminato dal computer di bordo Hal 9000 letteralmente impazzito, una spedizione, a bordo della Leonov, viene inviata per recuperare i resti della navicella e far luce sul mistero che ha dato vita all’avventura del romanzo precedente, ovvero l’apparizione di un monolite sulla superficie lunare, e sul suo gemello scoperto su una luna di Giove, Europa.
Un equipaggio misto russo-americano è incaricato dell’operazione. Attraverso complicate manovre riescono a raggiungere la Discovery e lo scienziato che ha creato l’IA di Hal 9000 comincia a rimetterlo in funzione.
Tuttavia s’inserisce nella vicenda lo “spirito” di David Bowman comandante della spedizione precedente che, assorbito dal monolite, ha perso ogni consistenza materiale e sopravvive nella forma di pura energia. Egli riesce a mettere sull’avviso l’equipaggio della Leonov perché un grande pericolo è imminente. E li invita a lasciare l’orbita di Giove e a tornare immediatamente sulla Terra. Così fanno, appena in tempo prima che il monolite cominci a moltiplicarsi e a fagocitare il pianeta Giove trasformandolo in una nuova stella che illuminerà la Terra togliendole per sempre la notte.
RECENSIONE DI 2010 ODISSEA DUE
In questo secondo atto Clarke sente la necessità di chiarire alcuno aspetti rimasti oscuri soprattutto nel film, molto più noto del relativo romanzo. Per esempio il motivo per cui Hal 9000 ha fatto strage del suo equipaggio, dovuto ad un contrasto irrisolvibile tra la necessità di portare a termine la propria missione relativa al monolite e l’ordine di mantenere il segreto con i membri dell’equipaggio, oppure la natura del misterioso monolite che appare qui chiaramente come una forma di vita aliena non benevola. Ma certamente quello che emerge più evidente in 2010 è la prospettiva epocale molto più ampia. Qui si profila un catastrofico futuro per il pianeta Terra e per il sistema solare, e le suggestioni psicologiche forti in 2001 trovano una spiegazione pseudorazionale (la trasformazione in forma di energia come superamento della morte del corpo). C’è sullo sfondo il passaggio culturale fra gli anni ’60, epoca germinale ed entusiasmante dei viaggi nel cosmo, e gli anni ’80, in cui l’epopea spaziale ha perso molto del suo fascino e ha fatto emergere le prime contraddizioni nello sviluppo della civiltà umana.
STEFANO ZAMPIERI