Recensione Starship troopers di Robert A. Heilein

TRAMA DI STARSHIP TROOPERS

Juan Rico vive in un futuro non troppo lontano, in cui il mondo è stato pacificato e, dopo una devastante guerra mondiale, si è instaurato un governo aristocratico che vede la Terra far parte di una Federazione di pianeti. Figlio di un ricco industriale, il giovane Rico sceglie di non lavorare nell’azienda paterna, ma di arruolarsi volontario nella fanteria dello spazio. Dopo un periodo di addestramento, Juan viene inviato al fronte; qui dovrà affrontare i nemici alieni impegnati in un conflitto senza tregua contro la specie umana; ma le battaglie che dovrà combattere saranno più psicologiche che militari, e lo trasformeranno alla fine, da frivolo diciottenne, in un vero uomo.

RECENSIONE DI STARSHIP TROOPERS


Chi si avvicinasse oggi a questo grande romanzo di Robert Heinlein, Starship Troopers, in italiano Fanteria dello spazio, pubblicato per la prima volta nel 1959, resterebbe probabilmente condizionato dalla visione di almeno tre pellicole che sembrano partire dal testo; in realtà l’aspetto guerresco, che nei film è prevalente, nel romanzo è decisamente secondario, a parte un paio di capitoli in cui si accenna alla guerra con una popolazione aliena di ragni intelligenti, tutto il resto della narrazione è di fatto una sorta di romanzo di formazione del protagonista Juan “Johnny” Rico, un giovane di famiglia ricca, che sceglie di entrare nell’esercito per fare un dispetto al padre e per inseguire una ragazza, senza una vera e propria motivazione dunque, ma attraverso la durissima esperienza del centro di addestramento reclute diviene alla fine un comandante capace e affidabile.


Se questa è la scarnissima trama, bisogna chiarire che il lungo romanzo ha in altri aspetti la sua forza. Heinlein, infatti, è capace di dar vita, a un’immagine del mondo futuro molto interessante e per molti versi anche controversa, egli infatti, ipotizza una società mutata dopo una devastante guerra mondiale, a seguito della quale il potere è stato preso di fatto da un gruppo di reduci che hanno riservato a loro stessi il diritto di voto, e hanno instaurato una società di natura militaresca.


I fondamenti della Dichiarazione di Indipendenza degli stati Uniti sono rivisti nel senso che si stabilisce che non esistono diritti naturali che non siano una conquista per il cittadino, ognuno dunque deve meritarseli, e il teatro del merito e del demerito è prima di tutto l’esercito e la formazione militare. In questo senso Heinlein sembra stigmatizzare le debolezze dei sistemi democratici nei quali tutti pensano di avete diritto a tutto, ad essi contrappone un sistema fortemente meritocratico che distingue i cittadini in classi di meritevoli e di non meritevoli. In base a un perverso principio detto TANSTAAFL (There Ain’t No Such Thing As A Free Lunch): letteralmente, “non esistono pasti gratis”; vale a dire: se vuoi qualcosa te lo devi guadagnare, non esistono diritti, solo doveri.

La tecnologia presente nel romanzo è essenzialmente quella finalizzata alla guerra: astronavi capaci di viaggi interstellari, tute potenziate che consentono al soldato di amplificare oltre ogni limite i suoi movimenti, e di applicare una forza straordinaria.

In effetti più che di un romanzo di avventure si tratta di un romanzo di idee, caratterizzato da lunghe discussioni che dovremmo definire filosofiche tra il protagonista e i suoi superiori o il suo insegnante di Storia e Morale.
Non ha torto a mio avviso chi ravvede in questo romanzo una sorta di apologia delle democrazie autoritarie purtroppo oggi tanto alla moda, ma credo che la ragione per leggerlo vada cercata in altro: non c’è dubbio che lo spaccato di futuro che Heinlein ci offre contiene, purtroppo, molti elementi che possiamo riconoscere già oggi, molte tensioni, molte illusioni, che caratterizzano il nostro attuale momento politico e sociale. Leggiamolo come una rappresentazione del pericolo che corriamo, non certo come una utopia da realizzare ma come una distopia da evitare.

Il giuramento del cittadino della Federazione Terrestre: “Giuro di espletare tutti i doveri e gli obblighi, consapevole di godere di tutti i diritti e i privilegi della cittadinanza federale, tra cui il dovere, l’obbligo e il privilegio di esercitare il diritto sovrano di voto per il resto della mia vita, a meno di non venire giudicato indegno dell’onore dal verdetto finale emesso da una corte di miei pari”.

Stefano

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