Recensione Il circo di Miranda Mellis

TRAMA DE IL CIRCO

Per conoscere questo mondo devi poter morire. Una donna si imbarca su un traghetto all’apparenza comunissimo, ignara che quel viaggio improvvisato la condurrà in un luogo senza tempo percorso da un incessante flusso di anime disorientate. È un aldilà fatto di stazioni sotterranee in cui i defunti vagolano indefinitamente e si concedono come unico svago la visione di film su un mega schermo. L’incontro con la madre, acrobata circense da viva e sibillina guida nell’oltretomba, insinua nell’involontaria viaggiatrice il desiderio di restare per capire le leggi che regolano il dopo-morte e gli enigmatici sogni che la invitano a ricomporre un misterioso puzzle di immagini del passato. Ricordi di più generazioni conservati nella memoria collettiva della grande famiglia di circensi. Con una prosa attenta alla valenza simbolica di ogni parola, Miranda Mellis trascrive nella forma di una fiaba mitologica la riflessione filosofica sull’esistenza di un canale di comunicazione tra terreno e ultraterreno.

RECENSIONE DE IL CIRCO

Buongiorno popolo di fantastopici! Oggi ho il piacere di presentarvi un romanzo veramente peculiare, poiché le sue pagine trasudano metafisicità da tutti i pori. Come da titolo mi riferisco a “Il Circo” di Miranda Mellis, uscito per la prima volta nel 2012 e giunto in Italia nel 2019 grazie alla casa editrice Wojtek. Ma bando alle ciance e passiamo alla recensione.

Lucia appartiene a una famiglia di circensi, la morte della madre avvolta da un’aura di mistero l’ha segnata nel profondo tanto da non riuscire a trovare rassegnazione e decidendo, dunque, di raggiungerla nell’aldilà allo scopo di avere finalmente delle risposte.
Come un Orfeo al femminile, intraprende questo surreale viaggio nel regno dei morti e dell’ignoto.

Grazie alla scrittura in prima persona percepiamo appieno i turbamenti che si agitano nel cuore della protagonista, primo fra tutti il dolore della perdita e la conseguente accettazione del lutto, e noi novelli Caronte la accompagniamo nella traversata.
Come avete già intuito, è la morte a rappresentare il leitmotiv portante su cui si sorregge l’intera narrazione; attorno ad esso ruotano altri temi-satellite come la coscienza, il ricordo, l’umanità, il mettere in discussione il conoscibile e altro ancora.

Il dolore non si allevia mai. Soltanto, lo aggiriamo grado a grado con il persistere del tempo presente, copula vibrante tra una catastrofe e l’altra. Com’è possibile che tutto passi e sia al contempo così statico.


Secondo il mondo immaginato da Miranda Mellis è facile per i viventi superare il limite della morte attraversando i confini dell’oltretomba, poiché lo si può raggiungere tramite un bislacco traghetto e per tornare indietro basta seguire poche e specifiche regole; altra peculiarità di questa dimensione onirica è che non esiste una rigida tripartizione in Paradiso\Purgatorio\Inferno, ma le anime si muovono tutte sullo stesso livello e il concetto di tempo è talmente distorto che i nostri cinque sensi non lo possono cogliere appieno.
Il circo è un romanzo breve che consta di circa 80 pagine, dove dinanzi al lettore si dispiega un mondo per certi versi “bizzarro” quasi di ispirazione burtoniana, ma con chiari rimandi al nostro; multi-genere poiché ne abbraccia diversi: c’è una reinterpretazione di alcuni miti, una componente mistery, del surrealismo che si mescola ai canoni sfavorevoli della distopia, tanto simbolismo e tanta narrativa di fantasia vicina al weird perché, talvolta, occorre l’impossibile per spiegare il mondo reale.
Il linguaggio è certamente il punto di forza del libro, Mellis dimostra un’indole da visionaria che si riversa con potenza in una prosa particolarmente ispirata e, per questo, mi sento di complimentare la traduttrice Monica Pezzella per essere stata capace di preservare l’essenza del testo.
La prefazione risulta illuminante perché ci spiega l’intelaiatura stilistica del libro tramite il titolo originale, The Spokes traducibile anche come “raggi”, aspetto che il titolo scelto per l’edizione italiana ci fa cogliere in modo trasversale se pensiamo a “circo” come a un derivato di “circolare”. Infatti, scopriremo che il circo non è legato solo al nucleo familiare della protagonista, ma diventa metafora dell’errare dei vivi quanto dei morti che sono legati a doppio nodo da un qualcosa di “altro\superiore”.

Forse per la brevità e l’atmosfera fumosa che si respira, ma l’autrice giocando con assurdismo e occulto ci lascia con un ché di irrisolto. Tanto che l’impressione provata a lettura ultimata è che il romanzo forse promette più di quello che alla fine dà, nel senso che di punti interrogativi ne restano diversi ma compensati da parecchi spunti di riflessione.

Elisa R

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *