TRAMA DEI RACCONTI DELLO SPAZIO E DEL TEMPO
Apparso all’alba del secolo ventesimo, Tales of space and time è un testo fondativo della science fiction. I racconti che compongono quest’opera di Wells, godibilissimi e avvincenti, per certi versi perturbanti, rivelano il valore profetico di un genere letterario divenuto ormai una moderna forma di mito. I Racconti dello spazio e del tempo di H.G. Wells, riproposti in una nuova e importante traduzione, esplorano tutta la gamma delle possibilità narrative fantascientifiche: dalla scoperta di oggetti magici, capaci di aprire porte verso universi sconosciuti, alla visione del disastro planetario, al viaggio nel passato, all’inquietante distopia di un mondo futuribile segnato da ipertecnologismo e forti sperequazioni sociali, fino al sogno, tutto umano, di un’onnipotenza terribile e insieme ridicola. Si tratta, insomma, di storie dal trascinante sapore etico, scritte per interrogarsi sul senso del tempo e dell’agire degli uomini, domande poste da Wells al suo secolo ma anche, oggi, a tutti noi.
RECENSIONE DEI RACCONTI DELLO SPAZIO E DEL TEMPO
Se pensate che questi siano i soliti racconti ottocenteschi vi sbagliate di grosso, anche se i Racconti dello spazio e del tempo sono stati pubblicati alla fine del secolo XIX (1899), la loro modernità è potente. Potrebbero essere stati scritti oggi. Wells è un narratore di grande inventiva ma anche di grande capacità stilistica. Lo si nota davvero molto bene.
Per esempio nel racconto “Una storia nell’età della pietra” dove la voce narrante si pone al livello dei personaggi, uomini dell’età paleolitica, e persino a quello degli animali che sentiamo piacevolmente conversare tra loro. La storia a a che fare con l’affermazione di un capo sulla tribù attraverso un lungo e complesso scontro con le forze della natura, gli animali, la fame, i leoni ecc. e una sanguinosa affermazione sugli altri individui del gruppo. Ma allo stesso tempo Wells fa emergere dal racconto le continue scoperte del mondo: gli ambienti sconosciuti, la prima cavalcata, la conseguente scoperta della velocità, la Prima Ascia, arma utile e pericolosa insieme.
Nel racconto “L’uovo di cristallo” si ipotizza d’un oggetto straordinario, che ha la proprietà di mettere in collegamento la Terra e Marte, e di funzionare dunque come un sorta di finestra bidirezionale da cui gli uni possono vedere gli altri.
In questo modo Wells contribuisce al mito di Marte che sarà un luogo comune per molti scrittori di fantascienza.
Il racconto “La stella” sembra far parte, invece, di quella grande tradizione narrativa che potremmo chiamare catastrofista: una collisione trasforma Nettuno in una specie di bomba proiettata verso la Terra. E non meno originale è il racconto “Una storia dei giorni a venire” che ci trasporta un in un futuro lontano, dove però gli esseri umani incontrano le stesse difficoltà dell’uomo di oggi.
Ma difficile da dimenticare è, a mio avviso, l’ultimo racconto, il più breve, ma fulminante: la storia di un uomo che improvvisamente scopre di poter fare miracoli, ma non ne è affatto contento.
Questi racconti di Wells ci rivelano dunque un narratore molto efficace, per stile e per originalità dei temi, e in questo caso la narrazione appare assai poco invecchiata. Sono racconti che si leggono benissimo senza sentire il caratteristico sapore d’antiquariato che promana di solito dalle opere dell’800. Ben venga dunque questa edizione dell’editore Grenelle con la bella traduzione di Giuseppe e Piero Pascarelli e una ricca introduzione di Pietro Pascarelli.
STEFANO ZAMPIERI