Recensione MAW Una mostruosa vendetta contro il patriarcato

Giunge in Italia grazie a Tlon e su traduzione di Laura Fantoni: MAW. Una mostruosa vendetta contro il patriarcato, una graphic novel con una premessa intrigante, che si evince già dalla copertina, nata dalla sinergia tra Jude Ellison Sady Doyle, A L Kaplan e Fabiana Mascolo.

TRAMA DI MAW

Il patriarcato crea mostri e i mostri, a volte, si vendicano. Nella prima e attesissima graphic novel dell’acclamato autore Jude Ellison Sady Doyle, illustrata in modo magnifico da A.L. Kaplan, assistiamo alla vicenda di Marion Angela Weber. MAW, una donna dal passato turbolento, è condotta dalla sorella Wendy in un ritiro femminista su un’isola remota. Marion è una donna spezzata, ironica e cinica; Wendy confida che l’esperienza della comune potrà aiutare la sorella a ritrovare comprensione e fiducia in sé stessa. MAW ha già smesso di credere nell’amore e nella giustizia, e in una notte spaventosa l’ennesima violenza la trasformerà in un mostro dalla fame insaziabile. Dopo averci stupito con i suoi brillanti saggi, che ci hanno mostrato la natura selvaggia della femminilità e la paura primordiale che il patriarcato nutre da sempre nei confronti delle donne, Doyle ci racconta una storia sovversiva e senza compromessi.

RECENSIONE DI MAW

Marion Angela Weber, spinta dalla sorella, viene catapultata in una piccola comunità di stampo femminista dove queste donne si radunano per cercare di rimettere insieme i pezzi delle loro vite, segnate da indicibili traumi. Detto così sembra tutto idilliaco, ma MAW stenta a integrarsi, anzi non si sente a suo agio e si isola, fino a quando un ulteriore episodio di sopruso accenderà la rabbia sopita nel suo io più profondo, tramutandola in una creatura assetata di vendetta e rivalsa.

Un romanzo grafico di stampo horror dalle atmosfere perturbanti che porta alle estreme conseguenze una vicenda corrosiva e brutale.
Si potrebbe definire una parabola agghiacciante sul potere della femminilità ormai trasfigurata in altro, in qualcosa di ancestrale. Assistiamo a un graduale rovesciamento dei ruoli dove l’ordine naturale delle cose viene sovvertito e punto di partenza di un liberatorio processo di cambiamento.

Una storia accattivante, resa ancor più immediata grazie alla forma grafica, dove a farla da padrone sono un sottile fanatismo di contro a un ambiente di forte sorellanza e per questo ho subito colto analogie col romanzo southern-gothic “La festa del raccolto” di Thomas Tryon, principalmente per la presenza di una società matriarcale profondamente pagana.
In poche mirate frasi ci vengono presentate le diverse accezioni di violenza che le donne subiscono e che, talvolta, interiorizzano: molestie, abuso sessuale, vessazioni e ingiustizie sociali, violenza psicologica che sfocia in isolamento.
Con voce schietta e incendiaria in MAW viene condannata la misoginia dilagante insita nella cultura popolare per effetto del sessismo. È ora di chiudere per sempre con l’autocommiserazione, la rabbia della protagonista è da intendersi come una sorta di liberazione dal giogo del patriarcato.

Proprio di recente sono riuscita a leggere uno dei due saggi di Jude Ellison Sady Doyle – sempre incentrato sul tema femminismo e degli studi di genere – dal titolo “Il mostruoso femminile”, che illustra il timore che il patriarcato nutre nei confronti delle donne che escono fuori dai dettami di questo rigido sistema additandole, appunto, come mostri. L’autrice analizza nel dettaglio alcune particolari figure del folklore, della filmografia e della letteratura dando vita a un testo che è unitamente torbido e “urtante”, nel senso che va a mettere la pulce nell’orecchio e ti fa soffermare su un certo tipo di prospettiva che, altrimenti, sarebbe passata in sordina. Tropo che trova la sua concretizzazione nella graphic novel, difatti, sono riusciti a creare il loro personalissimo mostro, istintuale e ferocemente eversivo.

Quando è forte il dolore sembra fame. Faresti qualsiasi cosa perché smetta. Sento la mia fame crescere, muoversi come un animale dentro di me. Non vuole cura né comprensione. Non vuole che io stia meglio. Vuole sangue.

Nel poco tempo che ho impiegato a leggerlo devo ammettere che si rimane rapiti di fronte alle tavole di grande impatto ed espressività di A. L. Kaplan. I disegni sono stupendamente terrificanti e supportano il racconto – vista la scelta di puntare sul body horror – risultando ancor più immersivi per merito dei colori vibranti e sapientemente dosati dalla talentuosa Fabiana Mascolo. Ed è proprio questo il punto di forza della GN, si gioca tutto sulla concettualità delle tetre illustrazioni. È il non detto, ma mostrato quello che permette la riflessione sollevando domande impegnative.
Sono arrivata alla fine provando sentimenti contrastanti, indignata e arrabbiata e straziata … Che si debba abbracciare il proprio mostro interiore per combattere con foga un dolore ampiamente represso?
Perfino l’uso del colore ha una sua logicità: la prevalenza del nero riesce a trasmettere l’orrore in crescendo, distinguiamo le scene ambientate nella congrega perché presentano un ampio ventaglio di colori soppiantato dal seppia per colorare le scene esterne a essa.
Per quanto i pregi superino di gran lunga le imperfezioni, questo romanzo a fumetti non ne è avulso, l’intreccio si dipana in maniera repentina e anche un po’ frettolosa; infatti, il volume consta di 128 pagine e, forse, dovuto al fatto di essere fin troppo abituata ai romanzi, ritengo che “MAW” sia lacunoso tanto nell’esposizione della vicenda quanto dell’introspezione dei personaggi che paiono appena abbozzati attraverso sparuti dialoghi ed è un peccato, perché di potenziale ne ha da vendere e avrei voluto saperne di più.
Ovviamente tale racconto non ha pretesa di stravolgere le menti e incitare “all’odio”, ma si limita ad accendere una scintilla su un argomento ostico come il maschilismo, dove è la donna a essere relegata ai margini e a soccombere.

Elisa R

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