TRAMA DI LE TESSITRICI
Che legame c’è tra Ada Lovelace, la geniale matematica figlia di Lord Byron, e la metamorfosi di Aracne trasformata in ragno da Atena? O tra le Supplici di Eschilo e le sei donne che hanno programmato l’ENIAC, il primo computer della storia? Tutto ha inizio da un telaio: i miti delle donne greche che usano l’arte della tessitura per trovare soluzioni a problemi scomodi, ma anche la storia dell’informatica e l’invenzione dei primi computer, il cui funzionamento fu ispirato al meccanismo a schede perforate del telaio Jacquard. Attraverso la narrazione intrecciata delle donne che hanno inventato la programmazione e dei miti sulla tessitura, prende forma una mitologia dell’informatica in cui le vite dimenticate delle programmatrici del passato vengono sfilate e disfatte perché, passando sotto la lente del mito, possano raccontare qualcosa sul futuro.
RECENSIONE DI LE TESSITRICI
Noi di LDFO non ci limitiamo soltanto a recensire romanzi e antologie, di tanto in tanto, sui nostri radar compaiono dei saggi davvero interessanti, proprio come quello di cui vi parlo oggi.
La giovane Loreta Minutilli, classe 1995, oltre a essere una scrittrice di talento, è un’astrofisica e grande appassionata di mitologia; infatti, uno dei suoi libri si focalizza su un personaggio controverso della stessa ovvero Elena di Sparta. Con Le Tessitrici, edito Effequ, si spoglia dei panni di romanziera per vestire quelli di studiosa.
Amare le materie umanistiche non esclude un altrettanto ardore nell’apprezzare quelle scientifiche ed è quello che Loreta Minutilli vuole dimostrarci con questo testo.
Il leitmotiv del libro, come si intuisce dal titolo, è il telaio: strumento presente tanto nella tessitura quanto nell’informatica; il panorama della mitologia greca è ricchissimo di figure femminili che lo adoperavano ma anche la storia è testimone di grandi donne che ne hanno fatto uso in modi differenti. Menti geniali come Ada Lovelace, prima programmatrice al mondo, o le ENIAC Girls che – sgravandosi di dosso l’etichetta che le relegava unicamente al ruolo di “moglie” e “madre” – si sono prodigate per dare origine a un dispositivo che ci ha letteralmente cambiato la vita: il computer e qui ottengono FINALMENTE un nome e un’identità.
Veniamo guidati in un percorso tra le pieghe del mito e della storia dell’informatica che consta di sette tappe. L’autrice li fa procedere di pari passo, ricomponendo in maniera efficace e condensata gli episodi fondamentali del vissuto di queste studiose delle materie STEM [l’acronimo sta per Science (scienza), Technology (tecnologia), Engineering (ingegneria) e Mathematics (matematica)] e delle altre tessitrici “mitiche”, enfatizzandone i momenti chiave e dando sfogo ad alcune personali riflessioni. La caratteristica di una diventa il punto nodale dell’altra e da qui vengono alla luce numerose analogie.
Con magistrale perspicuità e capacità icastica, Minutilli s’insinua nell’intreccio del mito infondendolo di nuova linfa e, al contempo, portando in auge queste discriminate pioniere della programmazione – di cui si sa poco (o nulla) – restituisce loro la dignità che meritano; hanno lasciato un segno nella nostra epoca, diventando la miccia che ha innescato la rivoluzione digitale.
L’opera tratta in maniera originale: storia della scienza e dell’informatica, mitologia e questioni di genere declinate al femminile. Ed è su quest’ultimo che voglio concentrarmi perché, ahimè, le pagine della Storia sono state quasi sempre improntate su un’ottica sessista che ha VOLUTAMENTE oscurato le donne e il loro importante contributo, poiché le materie scientifiche, a torto, sono state indirizzate in prevalenza al genere maschile. Si legge di una svalutazione del lavoro femminile, le donne venivano relegate a compiti poco stimolanti e ripetitivi mentre per l’uomo si puntava a qualcosa di più creativo e che gli avrebbe dato maggiori soddisfazioni.
Le donne hanno avuto un ruolo, all’inizio, fino a un certo punto – forse fino al punto della storia in cui siamo adesso. Poi è successo qualcosa.
oppure
Le donne possono essere addestrate a svolgere qualsiasi lavoro, ma ricorda: una donna non è un uomo. Una donna è una sostituta – come la plastica al posto del metallo.
(frase inserita all’interno di un pamphlet degli anni ’40 nella campagna Women Wanted, a cura del Dipartimento per il Lavoro degli Stati Uniti)
Un testo di divulgazione che, per questo, risulta alla portata di tutti – semplici curiosi, ma anche gente del settore – grazie a un linguaggio chiaro e scorrevole ma che non manca di veridicità e accuratezza.
Vi segnalo anche la bibliografia a chiusura del libro, segno inequivocabile di un’attenta indagine nel recupero delle fonti. Niente è lasciato al caso.
Elisa R