Utopia, edito in Italia da Atmosphere Libri, con la traduzione di Barbara Benini, è una fotografia dai contrasti forti, con le ombre che terrorizzano il Medioriente in primo piano. Un romanzo che porta alla luce, spaccature e violenze spesso taciute.
TRAMA DI UTOPIA
Un triste resoconto futurista della società egiziana nell’anno 2023, Utopia porta i lettori in un viaggio agghiacciante oltre le comunità chiuse della costa settentrionale dove i ricchi sono isolati dalla desolazione della vita fuori dalle mura. Quando un giovane uomo e una ragazza scappano da questa bolla di benessere per poter vedere da soli le vite dei loro poveri egiziani, si trovano di fronte a un mondo che non avevano immaginato possibile.
RECENSIONE DI UTOPIA
Egitto, 2023. Il paese è crollato assieme alla classe media, ciò che resta sono solo i due estremi e un baratro a separarli. La società si è inaridita, ha perso tutto ciò che la rendeva accettabile. Si è trasformata in un luogo in cui pochi vivono e quasi tutti sopravvivono. O almeno ci provano.
Ricchi e poveri sono divisi da un muro talmente invalicabile da creare due e vere proprie “razze” umane. Una dominante, che si gode la vita sotto il sole ammaliante del lusso, e una costretta a sgusciare di nascosto tra le ombre per non fare la fine degli scarafaggi. Una distinzione talmente netta, classista e umiliante, da portare i ricchi a guardare ai poveri come a bestie d’intrattenimento, animali da cacciare per il puro piacere di farlo.
Raccontato attraverso il punto di vista di due protagonisti principali, il romanzo ci mostra i due estremi della violenza. Da un lato un rampollo, annoiato, crudele e disumanizzato che fa dell’antipatia il suo unico lascito alla lettura. Dall’altro un uomo mite, gentile, ma consapevole di esserlo solo perché ha accettato il suo ruolo di “cane” per non assaggiare più la frusta del padrone.
Attraverso una descrizione accurata dei luoghi e dei modi di vivere delle due “razze”, Ahmed Khaled Tawfik ci mostra la sporcizia, la disperazione, la fame e la violenza, e in particolare nei confronti delle donne, di una società in balia delle barbarie. Droghe e stupri, emergono dalla pagine con costanza ossessiva. Colpiscono lo stomaco più del narrato e della storia, ti fanno chiedere se non sia già realmente così.
Il volume, che è emerso dalla mia libreria dopo quasi due anni d’attesa, non è sicuramente innovativo o indimenticabile. Per chi già legge distopia non c’è nulla di realmente nuovo. A tratti può addirittura sembrare scontato, o forzatamente riadattato per non richiamare troppo altri testi più noti. Eppure, se contestualizzato e preso con le dovute aspettative, Utopia ha un peso fantapolitico non indifferente. Il romanzo è stato pubblicato per la prima volta in Egitto nel 2009, poco prima dell’inizio “ufficiale” della primavera araba.
Dal punto di vista puramente narrativo, d’intrattenimento, il testo ha dei limiti e un finale che non mi ha convinto molto. Dal punto di vista di denuncia sociale e dell’utilizzo della scrittura distopica, per evitare che ciò che spaventa accada realmente, invece è un testo veramente interessante.
A presto.
Delos