Se è vero che la vitalità di un genere letterario sia misurabile anche dalla vivacità e del perdurare delle discussioni che si creano attorno a esso, allora il post apocalittico e l’horror, ammesso che siano generi (e non, magari, parti integranti della cultura pop degli ultimi due secoli) sono ben vivi, in ottima salute, scoppiettanti.
Con l’attenuarsi dell’emergenza Covid-19 e particolarmente dal 2022 si è assistito nel mondo della letteratura di consumo anglo americana a un peculiare e vivacissimo dibattito su un’etichetta che voleva inquadrare un nuovo sotto-genere, quello del Post-Horror, dove Post sta per Post-Apocalyptic, per fortuna, e non post modern, o, peggio, solo post, inteso come dopo, oltre.
Tutto inizia, o forse si concentra, in un volume accademico intitolato Post Horror: Art, Genre and Cultural Elevation, di David Church.
Un paio di articoli sul Guardian in cui il libro è citato sono bastati a incendiare un dibattito, a tratti intenso e a tratti involontariamente comico, fra i sostenitori della validità di questa nuova etichetta e chi la rigettava “senza se e senza ma”, difendendo il Post-Apocalittico da contaminazioni horror.
Anime candide e meno candide, talvolta assai scomposte e volgari, ma sempre appassionate, hanno dato vita a un dibattito che è andato avanti per un paio d’anni e che sembra arrivato a un primo notevole risultato: la visibilità commerciale. Se su Amazon.com, che al momento del test aveva circa 80.000 titoli disponibili, si inseriscono i termini “Post Apocalyptic Book Series” molti, moltissimi dei risultati proposti sono cofanetti che racchiudono sì storie post-disastro, ma soprattutto serie colme di elementi horror. Troppi per un genere “staccato” e che per decenni ha racchiuso storie sugli zombi, sulle mutazioni genetiche o sul cannibalismo, tematiche che hanno costituito da sempre l’ossatura dell’horror e che lentamente si sono fuse con gli scenari più fantascientifici.
Quindi la categoria Post-Horror è valida?
Può essere usata senza essere presi di mira dai puristi di ognuna delle due parti?
La risposta che mi sento di dare dopo aver letto il libro (che però si occupa prevalentemente di cinema) e gli articoli sul Guardian (che a loro volta menzionano le serie narrative solo di striscio) è comunque positiva poiché, buonsenso a parte, un’etichetta non è altro che una semplificazione per indicare un qualcosa che si vuole mettere in risalto. Post-Horror vale, a mio parere, tanto quanto Post Apocalisse con venature horror o horror ambientato dopo l’ecatombe nucleare/zombi/EMP/catastrofe ambientale/climatica/terremoti/Tsunami ecc., ecc., ecc.
E allora, se già esistevano modi diversi per esprimere il concetto, perché creare una nuova etichetta? Il vantaggio principale questa “nuova” sigla è di essere breve, indicativa, rapida (e chiara, a patto però che si dia al post il ruolo di abbreviazione di post-apocalisse e non altre valenze). Ma ripeto, una sigla non è che una sigla, per quanto tautologico tutto ciò possa suonare.
Ciò che non è né tautologico né peregrino è il successo che questo nuovo genere sta ottenendo nel mondo che legge e ascolta in lingua inglese. Le serie Post-Horror stanno letteralmente scalando le classifiche, ottengono migliaia di recensioni, vendono milioni di copie e dilagano in forma di opere cinematografiche e televisive su Netflix e molte delle piattaforme concorrenti.
Cosa c’è di nuovo sotto il sole, quindi?
Nulla, come sempre. E ci mancherebbe.
In queste settimane ho iniziato una prima mappatura dell’offerta e, ma non voglio ancora sbilanciarmi, mi aspetto risultati piuttosto interessanti.
Ho cominciato a seguire alcuni autori che conoscevo già, tra cui molti autoprodotti, che dalla fine del primo decennio del nuovo secolo si sono cimentati sia con la letteratura post apocalittica che con quella prettamente horror. Negli ultimi anni queste due categorie, come si accennava, hanno trovato notevoli linee di convergenza e ultimamente hanno dato luogo a opere di notevole estensione e di straordinario successo di pubblico.
Esiste, ed è alla portata di tutti coloro che seguono autoprodotti di Amazon o di piattaforme similari, un fermento produttivo senza precedenti, con corollario, altrettanto interessante, di una manualistica per la produzione di serie di successo (a volte le autrici e gli autori sono gli stessi e lavorano nell’interconnessione fra il successo e la sua riproducibilità attraverso l’onnipresente, nel mondo anglofono, how to…).
Per questo, se si osserva con attenzione ciò che negli ultimi anni sta arrivando dal mondo anglofono, si noterà un crescendo si libri, serie o stand alone di generi interconnessi. Post apocalittici horror, con storie che riprendono il Romance, lo YA, l’Erotica, il Fantasy, etc… le produzioni impazzano sull’onda lunga della cultura del binge-reading, binge-watching.
Per questo motivo credo valga la pena di seguire gli sviluppi del Post-Horror e di approfondire la conoscenza degli stessi autori e autrici che lo creano.
Un sito come LDFO non può non essere interessato al Post-Horror. Un domani, chissà, potrebbe svilupparsi in un nuovo Martian-Horror, o in un Sci-Fi-Gore o semplicemente sboccare in una letteratura dove ogni lettore sarà libero di leggere ciò che più gli piace in santa pace al riparo da ironie, etichette, schermaglie querule e chiacchiericcio assordante.
A presto
Roberto Risso
VI lascio, per chi ne avesse piacere, i due articoli dei Guardina citati.
STEVE ROSE Primo articolo su The GUARDIAN (2017)
STEVE ROSE Secondo articolo su The GUARDIAN (2022)