Non certo tutti moriremo, edito da Zona42, è romanzo che gioca con la percezione del mondo di ogni protagonista. Alessandro Forlani usa il suo stile unico per raccontare una storia tanto complessa quanto veloce da leggere.
TRAMA
Composta da tante storie che si alternano, sovrappongono e concatenano, Non certo tutti moriremo ci porta a considerare ogni esistenza come parte di un unico destino. Un percorso che genera, distrugge, salva, condanna, unisce, emargina. Perché non tutti, certo, moriremo, ma tutti saremo infine trasformati.
RECENSIONE Non certo tutti moriremo
Recensire questo testo è sicuramente più complicato che leggerlo. Già definirlo è un problema, ad una prima lettura sembra un’antologia di racconti ma in realtà è un’unica storia frammentata come un frattale. Attraverso l’enorme lente del narratore viviamo una manciata di attimi di ogni protagonista, gli unici che forse valga la pena raccontare. L’occhio di bue illumina un momento preciso dell’esistenza, quello più saliente a ridosso della fine del mondo.
In ogni capitolo è connesso agli altri e, volendo, è anche indipendente. La narrazione oscilla attraverso il tempo, ci mostra la fine del mondo conosciuto da ogni pedina sulla scacchiera, ci preannuncia la fine o ne piange la disperazione dell’attimo successivo.
Il mondo finisce senza finire. La guerra compare senza mostrarsi, o si mostra tramite parole che non sanno di follia omicida. Morte e rinascita sono parte di un processo che lentamente muta l’esistenza di tutti, che lascia un sapore agrodolce in bocca e il dubbio di aver realmente compreso il senso dell’esistenza.
Alessandro Forlani è uno scrittore che apprezzo e che al contempo mi lascia sempre con un vago senso di disagio. Il suo stile, facilmente riconoscibile, è duro e al contempo dolce. Tratteggia la storia con profonda umanità ma non scivola mai in buonismi o in inutili attimi di gentilezza. La sua costruzione della storia è complicata, aggrovigliata come una matassa di fili. Serve impegno per riuscire a sciogliere tutti i nodi e arrivare al grande obbiettivo di stuzzicare un pensiero sulla vita e sulla morte.
Perché il mondo non finisce solo se si muore. Finisce assieme alla perdita dell’amore, assieme al mutamento della società o attraverso le parole di un terrorista che guarda la vita con occhi diversi da quelli a cui ci siamo abituati.
Non certo tutti moriremo è un testo complicato, intelligente e che mi ha dato anche la sensazione di poter essere letto senza seguire la scaletta o l’impaginazione con cui è stato proposto. Non ci sono elementi ridondanti, ogni capitolo sembra una storia autoconclusiva ma al contempo è collegato agli altri da un sottile filo quasi invisibile.
Non è un romanzo lineare, non è un testo di puro intrattenimento. È un puzzle che va ricostruito dal lettore e che una volta terminato mostra l’eco della guerra e la (possibile) rovina della società.
Il finale merita una piccola menzione. Oltre a dar senso al titolo, cosa che apprezzo sempre molto, nelle Forlani regala una manciata di pagine che hanno un sapore diverso da quanto assaggiato durante la lettura. Il ritmo massacrante della pressione quotidiana lascia spazio a un attimo di respiro quasi poetico. Un ultimo boccone che, a fine lettura, trasforma il ricordo che ci si porta dietro.
A presto.
Delos
PS. Terminata questa recensione ho avuto il piacere di leggere ciò che l’amico e stimato Maico Morellini ha scritto a proposito di questo romanzo. La sua è una visione più romantica e più umana della mia e se volete vi lascio il link alle sue parole.