Salve amici di LDFO oggi vi parlo della nuova fatica letteraria di Anna Kańtoch.
Già nota al pubblico di lettori italiani poiché sono già state tradotte altre due sue opere – “Buio” per Carbonio Editore e “Gli incompiuti” per Moscabianca Edizioni – ma ecco arrivare, a conferma dell’ecletticità stilistica dell’autrice, per Voland e su traduzione di Raffaella Belletti, “La primavera degli scomparsi” primo volume di una serie a metà tra il poliziesco e il giallo che diverrà il vostro nuovo chiodo fisso.
TRAMA DI LA PRIMAVERA DEGLI SCOMPARSI
Katowice, Bassa Slesia. Krystyna, poliziotta in pensione, conduce una vita monotona, dividendosi tra camminate, giardinaggio e indigestione di serie tv. A distanza di anni un avvenimento però continua a tormentarla: la misteriosa scomparsa del fratello Romek, sparito durante una gita con cinque amici sui Monti Tatra nel 1963. Della sfortunata comitiva era tornato solo Jacek che, sospettato di aver causato la morte dei compagni, dopo la tragedia aveva fatto perdere le sue tracce. Un bel giorno Krystyna rivede Jacek e viene a sapere che l’uomo ha assunto una nuova identità. Krystyna lo segue, scopre dove vive e una sera entra in casa sua armata di coltello…
RECENSIONE DI LA PRIMAVERA DEGLI SCOMPARSI
Il tutto si svolge a Katowice, Bassa Slesia nella cornice di una Polonia dei giorni nostri, facile da immaginare. La poliziotta ormai in pensione, Krystyna, alla veneranda età di 73 anni ha solo un pensiero: la vendetta nei confronti di Jacek, colui che l’ha strappata per sempre dal suo amato fratello Romek. Dopo un lungo periodo di pedinamenti e appostamenti e aver pianificato nel dettaglio il crimine, raccoglie gli ultimi brandelli di coraggio e impugnando un coltello si introduce a casa sua, ma ciò che trova la lascia di stucco…
Da quel momento si troverà implicata in una vicenda misteriosa e sfuggente, a scavare nella vita segreta di Jacek; in bilico fra la necessità di colmare quel passato non risolto e l’impellenza di trovare la verità, mossa da un incrollabile senso della giustizia.
L’autrice si destreggia bene con la detective story, in una girandola di colpi di scena, incongruenze, false piste, insinua indizi che portano il lettore a formulare interrogativi – dando anche grande importanza all’introspezione dei personaggi – il tutto volto a mantenere alto l’interesse man mano si andava diradando la coltre di mistero che aleggiava intorno al caso, riuscendo a confondere le idee fino all’epilogo.
L’indagine è ben costruita sorretta da una scrittura magnetica che cattura, sia nelle parti dialogate sia in quelle descrittive, grazie anche a un movente credibile e a un punto di vista originale e sfaccettato.
Un giallo godibile, a più voci, dove la ricerca del colpevole è affidata alle mani di una vecchina non così ingenua e innocente come si penserebbe, ma anzi molto sagace e carismatica.
Ovviamente il caso trova la sua risoluzione, ma non tutti i segreti ci vengono svelati perché furbescamente Anna Kańtoch semina delle briciole e per saperne di più dobbiamo improvvisarci novelli Pollicino e seguirne le tracce nell’attesa che esca il secondo volume perché, girata l’ultima pagina, sono certa che sarete, come me, ansiosi di cominciare nuovamente a investigare su e con Krystyna.
Questo libro esigeva che lo leggessi tutto d’un fiato e così è stato.
Elisa R