Recensione di Elbrus di Giuseppe Di Clemente e Marco Capocasa

Elbrus di Giuseppe di Clemente e Marco Capocasa (Curcio), genere sci-fi ambientato nel 2113 in una Terra sconvolta dal cambiamento climatico che porta le organizzazioni più importanti del pianeta a cercare il modo di fondare colonie auto-sufficienti su altri pianeti utilizzando il “viaggiatore”.

recensione Elbrus

Trama del libro

La trama vede una Terra al collasso a causa dell’intenso sfruttamento da parte dell’uomo, la sovrappopolazione e la migrazione di massa da paesi non più abitabili verso paesi nordici non più freddi ha reso necessario la ricerca di alternative e questo porta a volgere lo sguardo verso l’esplorazione spaziale e la colonizzazione di nuovi pianeti. La tecnologia e la ricerca scientifica falliscono, è la stessa natura dell’uomo a non adattarsi alla vita in colonie auto-sufficienti in condizioni estreme.

Una speranza arriva da un pianeta lontano, un messaggio alieno che mette in fibrillazione l’EASA (la NASA euro-asiatica nella nuova struttura geo-politica) dando il via a una serie di ricerche e progetti che potrebbero finalmente portare alla colonizzazioni di nuovi pianeti e salvare così la specie umana.

La recensione di Elbrus

La Terra sta collassando a causa dell’intenso sfruttamento da parte dell’uomo; la sovrappopolazione e il riscaldamento globale, hanno causato flussi migratori di massa da territori non più abitabili verso paesi nordici dal clima adesso mite. Tutto questo ha reso necessario la ricerca di alternative, tra le quali l’esplorazione spaziale e la colonizzazione di nuovi pianeti. La tecnologia e la ricerca scientifica purtroppo si rivelano un fallimento, è la stessa natura dell’uomo a non adattarsi alla vita in colonie auto-sufficienti in condizioni estreme.

Un messaggio alieno mette in fibrillazione l’EASA (la NASA euro-asiatica nella nuova struttura geo-politica), finalmente un’occasione, una speranza per riuscire dove tutti gli altri hanno fallito, comincia così un nuovo grandioso progetto per salvare la specie umana.

La maggior parte della storia è ambietata a Tallin, nell’Eurasia per poi spostarsi nel monte Elbrus ai confini con la Georgia nel territorio russo, dove i filoni narrativi convergeranno per un finale con il botto. Difficile scrivere una recensione senza svelare troppo, il bello di questo libro è proprio quello di scoprire, pagina dopo pagina, gli eventi che sveleranno i motivi di quanto descritto fin dai primi capitoli.

È un cammino da compiere mano nella mano con i vari personaggi: cosa accomuna lo stilista Sokolov, impazzito al punto di tentare il suicidio, il programmatore Lubomìr, un gruppo di cloni umani dove l’astronauta Mark è preso come riferimento, con il Viaggiatore Eras proveniente da una civiltà aliena di un altro sistema solare? Sarà un’intuizione di Nigul, un giornalista in cerca di rilancio, a mettere insieme i pezzi, tutto finirà dove era cominciato, a Elbrus.

Devo ammettere che questo libro è originale e ben scritto, ha davvero molti spunti interessanti. A volte gli autori eccedono nei particolari, soprattutto scientifici, che appesantiscono la lettura, tuttavia la trama è avvincente e molto attuale. È un libro che mi ha fatto riflettere, quanto siamo disposti a scendere a compromessi con la nostra etica e morale per raggiungere un obbiettivo più grande? Alcune decisioni possono segnarti a vita e non saranno rimediabili, cosa sarebbe accaduto se fossero state prese delle scelte diverse? Fino a dove ci possiamo spingere in nome della salvezza dell’umanità, se poi sono proprio quelle azioni a renderci disumani?

Alla prossima!

Pietro

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