Recensione di Lo scarabeo nel formicaio di Arkady Strugatsky e Boris Strugatsky

TRAMA DE LO SCARABEO NEL FORMICAIO

Maksim Kammerer, naufrago spaziale divenuto collaboratore del comcon-2, la Commissione di Controllo che vigila sullo sviluppo scientifico e la sicurezza della Terra, viene convocato d’urgenza per una missione top secret: entro cinque giorni dovrà rintracciare Lev Abalkin, un ex collaboratore che improvvisamente ha fatto perdere le sue tracce. Fingendosi un giornalista, Maksim inizia le sue ricerche per ricostruire gli ultimi anni della vita del fuggitivo e la sua rete di relazioni. Abalkin era un ‘progressore’, un facilitatore per l’evoluzione delle razze aliene e un garante per la sicurezza dell’umanità nei rapporti con gli extraterrestri, ma lo era diventato contro la sua volontà. Scavando nel passato del suo obiettivo, Maksim si addentrerà sempre più nei meandri di un pericoloso segreto…

Dopo L’isola abitata, con questo avvincente romanzo i fratelli Arkadij e Boris Strugackij ci riportano nel Mondo di Mezzogiorno, la loro sterminata creatura multiplanetaria, e ancora una volta affidano al potere visionario della fantascienza gli interrogativi morali che attanagliano l’uomo, consegnandoci un’analisi acuta e impietosa di ciò che significa vivere sotto un regime totalitario.

RECENSIONE DE LO SCARABEO NEL FORMICAIO

Affrontare una sfida letteraria è sempre emozionante, e questa volta è il turno di “Lo scarabeo nel formicaio” di Arkadij e Boris Strugatsky, pubblicato da Carbonio Editore e con la traduzione di Claudia Scandura. Nonostante non abbia ancora avuto il piacere di leggere altre opere dei due fratelli russi, sono da tempo incuriosita dal loro famoso “Picnic sul ciglio della strada” e non vedo l’ora di scoprire gli universi che hanno creato con la loro immaginazione senza confini.

Protagonista di questo romanzo è Maksim Kammerer, agente della Commissione di Controllo (COMCON), incaricato di localizzare in cinque giorni Lev Abalkin, un individuo originario del pianeta Sarakš. L’immediata necessità di trovarlo, unita alla scarsità di dettagli sul perché egli sia così importante, destano non pochi sospetti in Maksim. Esaminando i rapporti di lavoro redatti dall’uomo in fuga, Maksim mette in moto una catena di eventi che non solo gli permetterà di ricostruire gli ultimi anni della vita di Abalkin, ma riuscirà perfino a delineare la sua cerchia sociale e le sue conoscenze. Quest’ultimo, infatti, già da tempo aveva assunto il ruolo di ‘progressore‘, impostogli malgrado sue personali reticenze. È così diventato una sorta di esploratore planetario che si occupa non solo della sicurezza umana nelle interazioni con gli extraterrestri, ma provvede anche a facilitare l’evoluzione delle specie aliene.
Una volta scoperchiato il vaso di Pandora e intrapresa la missione, quest’ultima potrebbe scuotere le fondamenta dello status quo, rivelandosi piena di insidie e irta di pericoli.

Ho iniziato a leggere ‘Lo scarabeo nel formicaio’ senza sapere che rappresentasse un tassello del continuum narrativo chiamato ‘Universo di Mezzogiorno‘ e che si colloca esattamente al centro della trilogia dedicata alle avventure di Maksim Kammerer. Il primo libro è ‘L’isola abitata‘ e il terzo è ‘Le onde placano il vento‘ (noto anche come ‘Passi nel tempo‘). Di conseguenza, le mie impressioni sono limitate a questo singolo
testo, senza considerare il quadro più ampio fornito dagli altri volumi della serie.

Il libro è strutturato come una serie di rapporti d’indagine e la trama è imperniata su complotti, depistaggi, giri a vuoto e misteri. Una storia che terrà con il fiato sospeso, catturando sia gli appassionati di gialli che di fantascienza, con un occhio di riguardo anche per la critica sociologica. Il risultato è un perfetto connubio tra tinte da giallo investigativo – vivido e tesissimo – e tocchi di futurismo fantascientifico.
Visto che non ho altri termini di paragone, posso dirvi che Arkadij e Boris Strugatsky hanno dato vita a un volume che trascende il semplice romanzo d’avventura, arricchendolo con profondi spunti di riflessione filosofica. È la visione di una utopia comunista nello spazio, impegnata a pilotare il progresso della civiltà attraverso mondi alieni.
Adesso capisco perché i due fratelli russi siano annoverati tra i più grandi maestri della fantascienza del ventesimo secolo.

Ci troviamo di fronte a un’epopea mozzafiato e cupa. È affascinante di per sé la metafora derivante dal titolo, chi è lo scarabeo nel formicaio della società? È l’elemento disturbatore, colui che fa breccia in un sistema ben consolidato portando scompiglio.
I fratelli Strugatsky trattano di civiltà aliene e del modo d’intendere un contatto con esse anche sotto il profilo etico.
Potremmo considerare questo romanzo come una lunga meditazione sulla condizione umana e i suoi limiti e sulla (possibile) interazione con il non-umano. La questione sollevata è quella della responsabilità morale che scienza e umanità dovrebbero assumere di fronte a esperimenti azzardati e all’adozione di nuove tecnologie testate senza le dovute precauzioni. È più importante il valore della vita umana o mantenere segreto il progresso scientifico? Solo dopo averlo letto ci renderemo conto che le risposte non sono affatto così ovvie.
Con un finale aperto e dolceamaro, che potrebbe sembrare leggermente scoraggiante, il duo di scrittori non prende una posizione netta né cade in dicotomie manichee; piuttosto, invoglia il lettore a formare una propria opinione.

Elisa R

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