Recensione Povere creature di Alasdair Gray

Povere creature’, opera dello scrittore scozzese Alasdair Gray – edito in Italia da Safarà e su traduzione di Sara Caraffini – ha fatto molto parlare di sé. Ha scalato le classifiche e sbancato i botteghini, riscuotendo un enorme successo anche al cinema, e nonostante l’abbondanza di commenti, sento il bisogno di condividere anche la mia opinione.

TRAMA DI POVERE CREATURE

Chi è veramente Bella Baxter, giovane donna ritrovata nelle fredde acque del Clyde nella Glasgow tardovittoriana e riconsegnata alla vita grazie agli oscuri esperimenti di Godwin Baxter, tormentato genio della chirurgia? Sarà arduo, quasi impossibile, dare una risposta, perché Bella è molto più della donna che è stata: oggetto di folli passioni amorose, la vedremo attraversare la sua epoca passando per salotti austeri, casinò decadenti e bordelli parigini, con lo stupore di chi per la prima volta vede il mondo nella sua prodigiosa follia, incarnando – con il medesimo desiderio che desta al suo passaggio – i più alti ideali umani, senza mai smettere di suscitare scandalo per l’oltraggio più grave di tutti: vivere un’esistenza radicalmente libera.

RECENSIONE DI POVERE CREATURE

Come è mia abitudine, ho prima letto il romanzo e poi guardato il film. Come sospettavo, nell’adattamento cinematografico, il regista Yorgos Lanthimos si è preso delle libertà, tagliando alcune parti e modificandone altre. Tuttavia, queste modifiche non hanno alterato l’essenza del personaggio principale, che si imprime nella memoria quasi con lo stesso impatto in ambedue le modalità.


La maggior parte di voi è probabilmente a conoscenza della premessa alla base della storia, ma per chi non lo fosse, ecco un breve accenno, che è anche il motivo per cui in molti lo considerano una sorta di retelling del Frankenstein di Mary Shelley.
Ambientato in epoca vittoriana, lo scienziato Godwin Baxter si lancia in un esperimento senza precedenti: trapiantare il cervello di un neonato nel corpo di una donna. Da quel momento la storia si dipana attraverso le nuove e rocambolesche esperienze di vita di questa creatura, con l’autore che ci offre due diverse prospettive: quella del dottor Archibald McCandless e quella di Bella Baxter stessa.
Sarà compito del lettore valutare le due narrazioni e stabilire quale sia la più attendibile.

“Voi trovate il mondo orribile, Bell, perchè nessuna educazione appropriata vi ha deformato fino ad adattarvi a esso.”

Bella Baxter, la protagonista, si è rivelata un’eroina inaspettata, di cui non sapevamo di avere bisogno, ma che adesso ci sembra indispensabile.


Potrebbe essere considerata come una pioniera del femminismo: contravviene alle aspettative tradizionali di una donna del suo tempo, soprattutto nel prendere decisioni coraggiose e vivere la sessualità in modo più consapevole e questo destabilizza tutti gli uomini che le gravitano attorno. Intraprende un viaggio che è insieme mentale e fisico. È affascinante notare come per gran parte del libro siano gli uomini a scrivere la sua storia, a gestirne il resoconto, anche se vengono rappresentati come macchiette. Tuttavia, questa dinamica si capovolge nell’ultima parte, dove finalmente leggiamo il suo punto di vista.
Il titolo è particolarmente significativo poiché le “povere creature” menzionate, corrispondono ai vari personaggi che emergono di volta in volta, ognuno incasellato in tale condizione per motivazioni distinte e separate.
Alasdair Gray orchestra una narrazione dinamica e visionaria, facendo uso dell’espediente stilistico del mise en abyme: una storia all’interno di un’altra storia, quasi una sorta di effetto matrioska, raccontata da un personaggio esterno.


Il risultato è un romanzo dall’ampio respiro, multiforme, in cui l’incontro tra il classico e il moderno culmina in un’atmosfera sospesa e irreale, preservando un perfetto equilibrio tra eccentricità e denuncia sociale.
Vengono trasposti in maniera pregnante diversi temi: il colonialismo, il capitalismo nell’ottica del divario tra ricchi e poveri, la religione, il socialismo, l’emancipazione sessuale, ponendo particolare attenzione alla complessità e alle disuguaglianze del desiderio femminile. Fondamentalmente il libro lancia una critica incisiva della vita odierna, smascherando le ingiustizie e la sofferenza che affliggono il mondo.


Di sicuro si tratta di una lettura bizzarra, sorprendentemente più scorrevole di quanto avessi previsto; ci sono stati momenti di genuina ilarità, in cui non ho potuto fare a meno di ridacchiare e non immaginavo proprio ci sarebbero state di queste parentesi.
Mi ha colpito il modo in cui l’autore è riuscito a confondermi e affascinarmi allo stesso tempo.

Elisa R

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