Buongiorno amanti della distopia e della fantascienza!
Oggi vi vorrei parlare del saggio “White power” di Stefano Tevini
Stefano Tevini, personaggio eclettico e dai diversi interessi intellettuali, affronta un argomento scomodo, la letteratura del suprematismo bianco americano, da un punto di vista particolarmente inquietante: ne indaga i legami diretti e indiretti con il terrorismo di matrice razzista non solo negli Stati Uniti ma anche in Europa.
RECENSIONE DI WHITW POWER
Notevole l’impostazione del lavoro: l’autore del saggio ha dovuto leggere decine di romanzi o pseudo tali inondati di complotti, vittimismo, violenza, odio, paura e puro razzismo per giungere a dimostrare come questo tipo di testi siano allo stesso tempo rappresentazione e spinta all’azione. I riferimenti a fatti di cronaca, dalla strage di Oklahoma City a quella di Utoya, forniscono alcuni degli esiti cui questa letteratura ha condotto, poiché, spiega Tevini, in pagine dense di riflessioni e di citazioni, molti, se non tutti questi romanzi distopico-fantascientifici-spionistici contengono una componente assai ben delineata che si accosta alla manualistica in quanto a produzione di esplosivi, logistica, preparazione di attentati e agguati nella migliore tradizione del manuale how to. Da qui il sottotitolo, di per sé rivelatore e tematico: “La letteratura come strumento di propaganda fascista: il nuovo immaginario del suprematismo bianco americano”.
L’argomento dello studio di Tevini è quindi non solo una bene determinata temperie culturale della storia americana, ovvero l’evolversi del razzismo e dell’eversione estremista dalla guerra del Viet-Nam a tutto il primo decennio del nuovo millennio e oltre, ma anche un’indagine serrata su un modo di concepire l’opera letteraria come strumento gregario e di formazione del “lupo solitario”, figura, quest’ultima, come dimostra in modo molto convincente il libro di Tevini, ‘solitaria’ e isolata fino a un certo punto, essendo proprio la letteratura analizzata il collante e, per molti aspetti, il nutrimento dell’ideologia che porta alle azioni estreme.
A questo fine nel saggio, l’autore offre un’analisi dettagliata di una serie di romanzi e testi con circolazione di centinaia di migliaia di copie, fino a indicare opere di assai più modesta portata e diffusione, partendo dai ‘padri fondatori’ di movimenti e correnti dell’estrema destra americana per giungere a personaggi oscuri e marginali in un lavoro di eccezionale profondità e intelligenza. Si tratta, come afferma l’autore, di “far luce su uno degli angoli più bui e meno esplorati della letteratura mondiale (107), poco frequentati dai critici, non dal pubblico, purtroppo, dal momento che ogni evento – per esempio la crisi legata alla pressione migratoria sulla frontiera Usa-Messico e la minaccia del terrorismo islamico – spinge questo pubblico a vedere pericoli ovunque, e particolarmente quello, per gli Americani di razza bianca, di essere rimpiazzati e sostituiti (si tratta della “Great Replacement Theory”, che non poca benzina aggiunge al gran fuoco della paura, alimento di base del razzismo che le narrazioni, i movimenti e le organizzazioni che Tevini indaga nei dettagli sfruttano).
White Power è quindi a mio avviso un’opera estremamente coraggiosa e necessaria per far scoprire al pubblico italiano una realtà sommersa di cui si parla solo, purtroppo, quando la cronaca offre esempi eclatanti di stragi e aggressioni ma che in America è un humus culturale che prolifera online e in certi luoghi di ritrovo, non solo nei gun shows, nelle conventions e addirittura nei campus universitari.
Dal mio punto di osservazione piuttosto privilegiato, una grande università nel profondo sud americano, dove molte realtà legate al passato confederato e razzista sono ancora assai vive e presenti, posso affermare, senza timore di esagerare, che il saggio di Tevini sia una lettura importante per chiunque nutra una forma d’interesse verso il futuro degli Stati Uniti e del mondo. Il razzismo e il suprematismo bianco non sono realtà locali, tutt’altro, molte delle realtà più lontane dagli Stati del Sud presentano condizioni di vita assai peggiori per i non bianchi, siano essi autoctoni o immigrati.
Mai come adesso la società americana è stata divisa e polarizzata su questioni di razzismo e intolleranza, avendo la penultima presidenza del Paese fornito una cospicua piattaforma a non poche realtà che generalmente si muovevano nel sottobosco e dal quale raramente uscivano. Ora più che mai la rete è terreno di cultura per ogni forma di disinformazione e di aggregazione, e come le forze di cui parla Tevini si muoveranno nell’immediato è argomento di estremo interesse e di grande attualità nel Nord America di oggi e di domani.
La necessità di un’indagine come quella di Tevini dovrebbe essere evidente, poiché la conoscenza di ciò che ci sta attorno, soprattutto se minacciosa e deleteria, deve essere affrontata, o per lo meno conosciuta. Una ragione fondamentale, tuttavia, la offre l’autore stesso, in conclusione d’opera, prima di fornire, con una bibliografia e una sitografia essenziali, ottimi punti di partenza per chiunque si voglia informare sull’argomento. E la ragione è questa, ineludibile e lampante: “Perché i frammenti di pensiero carico di nichilismo distruttivo, eliminazionismo e anti civiltà stanno per tornare a occupare [e non solo in America, mi permetto di aggiungere] una parte centrale del dibattito, ma nella strutturazione del mondo a venire” (131).
A presto!
Robrisso