La distopia e il cemento armato: due note sul film Concrete Utopia


Cari amici della distopia e della fantascienza


Ho guardato un film super distopico sull’aereo, durante un volo Delta da Atlanta a Roma, incastrato in un sedile scomodo, con i gomiti del vicino a premermi le costole, le cuffiette della compagnia aerea che violavano le orecchie. Sulla scomodità dei voli intercontinentali ci sarebbe molto da scrivere, ma se non hai i soldi per la prima classe (o meglio, se non sei disposto a spendere cifre assurde) allora è meglio non lamentarsi troppo. E poi tutto concorre all’atmosfera distopica.
La locandina mi ha attirato: una composizione di esseri umani un po’ come le statue bianche del monumento ai caduti del traforo del Fréjus a Torino, in cima, invece dell’angelo della luce, un attore intronato su un gabinetto. Folgorato ho cliccato il tasto play e, ora lo posso dire, ho fatto la cosa giusta.


TRAMA DI CONCRETE UTOPIA

Concrete Utopia, il film diretto da Tae-hwa Eom, si svolge in una Seoul post-apocalittica. La città è un cumulo di detriti e macerie e in preda al panico generale di chi cerca di fuggire e salvarsi.
L’unico edificio ancora in piedi è il complesso di Hwang Gung dove vivono Min-seong (Park Seo-jun) e Myeong-hwa (Park Bo-young). Quando in città si sparge la voce, tutti corrono a cercare rifugio nei suoi appartamenti. Uomini, donne e bambini in cerca di un tetto e di cibo vengono accolti dai residenti, ma ben presto lo spazio a disposizione inizia a scarseggiare.
Yeong-tak (Lee Byung-hun), nominato da tutti per organizzare l’accoglienza dei rifugiati, si vede costretto a misure drastiche. Decide di cacciare dal complesso tutti i non residenti creando una sommossa generale.
Inizia così una lotta spietata e feroce per la sopravvivenza.

RECENSIONE DU CONCRETE UTOPIA


Il film è recente, dell’anno scorso, e proviene da una scuola, quella sud coreana, che da anni sorprende per la qualità e la quantità dei suoi prodotti visivi, particolarmente film, serie e videogiochi. Da Squid Game e dal Train to Busan in poi fantascienza, horror, distopia e azione-avventura sono la punta di diamante di una produzione d’intrattenimento di altissimo livello.
Il film, che dura poco più di due ore, racconta le vicende, comiche e drammatiche – con un forte prevalere, naturalmente, delle seconde sulle prime – di un gruppo di superstiti scampati a un terremoto immane che ha distrutto tutta Seoul. Tutta, tranne il loro condominio. Presenti tutti i topoi della narrazione del disastro, naturalmente, dall’approvvigionamento di viveri e acqua all’organizzazione della società di sopravvissuti, allo scontro fra singoli e gruppi, sul quale però s’innestano notevoli ritratti individuali e di coppia, con punte liriche non peregrine né scontate.

L’azione è incalzante, imprevedibile nonostante l’appartenenza a un genere dove l’originalità non è la conditio sine qua non ma a fare la differenza è la caratterizzazione dei personaggi e l’approfondimento psicologico individuale e collettivo. Il finale, pur drammatico, offre speranza per il futuro. Notevole, poi, è la delicatezza con cui vengono seguite le prospettive per un futuro a medio e largo raggio, al di là e oltre la mera sopravvivenza.

Per chi ha amato The Road, romanzo e film, per chiunque sia appassionato di opere d’azione e distopiche, per i lettori di Ballard e per molti, molti altri fruitori di prodotti d’intrattenimento di ottima fattura questo film è consigliatissimo.

Una curiosità intrigante, che collega Concrete Utopia alla cultura popolare coreana contemporanea è che idea e personaggi sono stati tratti da una tipica forma d’intrattenimento della Corea, di cui non sapevo nulla, la Webtoon, nella fattispecie intitolata Pleasant Outcast di Kim Soongnyung.

Per chi si stia chiedendo, come me poco fa, cosa sia una Webtoon, mi permetto di incollare il link che ho consultato per scoprirlo… ciao!

https://en.wikipedia.org/wiki/Webtoon

Robrisso


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