Brucia la notte, di Tiffany Vecchietti e Michela Monti, edito da Mondadori, è un distopico ambietalista con sfumature fantasy. Un racconto catastrofico che richiama temi e storie note per svelare un futuro incombente.
Trama di Brucia la notte
“Nessuno entra. Nessuno esce“. Questa il monito visibile nell’Area di Comando del Campo di Raccolta dove sono rinchiuse Ani e Bianca. E qualcuno sotto ha aggiunto: Noi siamo nessuno.
Perché le Raccoglitrici di sale, l’unica risorsa energetica rimasta in un pianeta ormai depredato, sono proprio questo, nessuno. Semplici mattoni, tutti uguali, che una volta rotti vanno sostituiti senza battere ciglio. Mattoni di un’utopia cieca e feroce, nel nome della quale si sprecano vite, si esercita quotidianamente la violenza e si esaltano egoismo e apparenza. Ma questo, Ani e Bi lo hanno capito fin dal loro arrivo, molti anni prima. Ancora adolescenti, sono state portate lì con la forza, come tante altre prima di loro, perché considerate elementi pericolosi per la società.
Cresciute e diventate l’una il punto fermo dell’altra, sono determinate a fuggire da quel luogo abominevole in cui possono solamente lavorare fino a consumarsi. Quando accadrà, il mondo che troveranno fuori sarà molto diverso da come si aspettano, deludente e sorprendente allo stesso tempo. Ma in quel mondo dovranno sforzarsi di costruire il loro posto, ricucire le ferite del passato, lottare per la libertà delle compagne ancora recluse insieme a chi, fuori dal Campo, ancora resiste, e abbracciare finalmente ciò che sono davvero.
Recensione di Brucia la notte.
Italia, futuro prossimo. La fine del petrolio e la crescente mancanza d’acqua hanno fatto collassare la società, guerre, follia e insutpidimento generale hanno fatto il resto.
Il mondo è caduto in ginocchio, la vecchia tencologia è stata abbandonata a consumarsi sotto il sole cocente e una dittatura opprimente è salita al potere per creare una società in cui tutto deve essere allineato e diviso in bianco o nero. Non esistono sfumature, eccezioni o buon senso, o sei allineato o sei eliminato.
Ani e Bianca sono due raccoglitrici di sale, la nuova fonte energetica che tiene in piedi la società. Da ragazzine sono state condannate a lavorare in un Campo di raccolta, giorno dopo giorno in un eterna prigionia che non concede speranze di salvezza. Nessuno può scappare, sognare un futuro, o sperare di trovare un modo per cambiare la propria vita: chi entra nel campo smette di esistere e diventa un ingranaggio utile solo fino a quando compie il suo dovere.
Ma Ani e Bi non si arrendono al destino e sognano di poter tornare al mondo di fuori, di poter fuggire per inseguire un futuro, per vendicarsi del male subito o per scardinare il sistema che le ha condannate solo perchè non allineate alle regole.
Andando oltre le norme si fugge dagli schemi, si creano nuove realtà, cominciano le rivoluzioni.
Michela è una scrittrice di talento, oltre che un’amica, e so che se voglio onorare il suo impegno devo essere il più onesto possibile nella recensione. Dire che è tutto bellissimo non aiuta lei e non fa di me un buon amico.
Bruca la notte è il primo romanzo di una duologia. L’idea alla base e il mondo in cui viene sviluppata la trama è interessante e ben focalizzata sui problemi che oggi sono sotto gli occhi di tutti. Tiffany e Michela attigono a piene mani dalla nostra realtà e la estremizzano per raccontare un futuro distopico in cui i cambiamenti climatici, la carenza di risorse e la persecuzione della diversità diventano la fonte principale di oppressione e di controllo delle masse.
Ani e Bianca sono due personaggi agli antipodi, la prima silenziosa e introversa, mentre la seconda chiassosa, logorroica e talmente estroversa da risultare quasi una caricatura. Ognuna ha pregi e difetti, ma la narraizone in prima persona spesso risulta troppo simile e non si sente la voce narrante delle due protagoniste.
Le tematiche sociali sono ben presenti, ma anche qui sembra che manchi qualcosa, come se le due autrici avessero avuto paura di approfondirle, di dar voce alla violenza che resta latente come lo spauracchio di una minaccia. Al contempo, i pensieri e le emozioni vengono sviscerati senza lasciare il dubbio su cosa vada amato e cosa si debba odiare.
Il ritmo del romanzo è più che buono, forse nella seconda metà perde un po’ di slancio ma è più che normale visto ciò che accade e il come è sata strutturata la trama. Così come ho apprezzato il cambio di colori del mondo, all’inizio ammantato dal grigio e dal bianco del sale, senza la minima presenza di qualsiasi elemento naturale, per poi raccontare il profumo del verde e la magnificenza della vita.
L’idea c’è, ma per il mio gusto, manca qualcosa. Manca il cinismo e la cattiveria necessaria a sfondare i muri e a trasformare Bianca in una martire, non in un eroina.
Purtroppo ho il doppio, se non il triplo, degli anni del target di lettura per cui è stato scritto questo romanzo (credo) e non sono riuscito a farmi catturare dai dialoghi e da molti dettagli “incongruenti” con il costrutto narrativo. Per uno come me, brutto, vecchio e acido, Il politically correct non deve esistere nell’ambientaizone creata da Tiffany e Michela. Ovviamente è un problema mio, dettato dai mei gusti, e non credo che debba essere considerato un difetto.
Brucia la notte è un testo che, opinione personale, può fare da punto di partenza per chi vuole iniziare a conoscere la distopia. La scrittura senza eccessi, le descrizioni precise e la trama che parla di libertà/amicizia/bene comune sono ottime basi per i neofiti e per chi riesce ancora a sognre a occhi aperti.
A presto.
Delos