Recensione Civil War

Cari appassionati di distopia, fantascienza e… realtà (de)potenziata
Sono andato in un multisala americano, in aprile, a vedere un film di cui avevo sentito parlare molto da amici e colleghi negli USA, Civil War (2024, di Alex Garland per la A24). Se ne discuteva molto per i venti di guerra che tirano in tutto il mondo, fra Russia, Palestina, Taiwan e, non ultimi, negli Stati Uniti stessi, non solo in vista delle elezioni di questo novembre ma in generale. Certo il dibattito politico violento e molto polarizzato, unito a una retorica infiammatoria utilizzata dentro e fuori la campagna elettorale non aiutano il clima generale. Una storia come Civil War, in questo contesto, non poteva che essere il film del momento.


Del resto, l’insurrezione di Capital Hill di pochi anni fa, evento senza precedenti almeno dopo la fine della guerra civile dell’Ottocento, ha dimostrato come i timori per la stabilità e la durabilità della democrazia americana siano tutt’altro che infondati. Se a tutto ciò si uniscono fenomeni come la disinformazione sistematica, l’attività di migliaia di manipolatori digitali e la proverbiale, attualissima e pericolosa diffidenza degli Americani nei confronti del loro governo si ha una miscela incendiaria che costituisce un fattore di rischio enorme.


Che poi un candidato alla presidenza parli con disinvoltura di bagno di sangue (letteralmente ‘bloodbath’) se non sarà eletto non può non far temere il peggio vista, oltre tutto, la propensione a vedere brogli e frodi elettorali ogni volta che non ottiene i voti sperati… ora tutti questi fattori mi hanno spinto, poiché farsi del male a un certo punto diventa inevitabile, ad andare al cinema a vedere un film molto realistico e curatissimo nei dettagli proprio sull’argomento di una possibile, imminente nuova guerra civile americana.
La mia paura principale, e parlo proprio di paura e non di ‘timore’ o ‘disagio’, era proprio il comportamento del pubblico in sala. Nel senso che temevo di ritrovarmi rinchiuso in una stanza aromatizzata dai mille profumi dei popcorn imburrati e di tutte le leccornie del caso con gruppi di giovani e meno giovani che manifestassero forti desideri di muovere le mani e usare le armi in occasione di un evento del genere.
Per fortuna sono stato deluso ciò non si è verificato.


Non tanto dagli aromi di cibo spazzatura, quelli non mancano mai, ma dal contegno del pubblico che tanto mi preoccupava: per tutte e due le ore del film, ma anche prima e soprattutto dopo, gli spettatori sono rimasti assorti, silenziosi, meditabondi e come intimoriti dalle vicende filmiche.
È stato un bene? O un segnale di disagio? Certo che non sentire frasi del tipo, “Ah non vedo l’ora (oh boy I so can’t wait to…) di far fuori un bel po’ di liberali col mio AR-15” (frasi che del resto ho sentito altrove e non solo una o due volte) è stato positivo, ma la natura di quel silenzio mi ha dato, o almeno così l’ho interpretata, la plausibilità e la prossimità delle vicende del film. Il fatto che nessuno sentisse la necessità di scherzare o anche solo di fare una battura mi ha dato, lo ripeto, la dimensione di un disagio profondo e di una paura sentita in modo acuto dagli Americani stessi.

RECENSIONE CIVIL WAR
Sul film in sé posso dire semplicemente che è, a mio parere, un piccolo capolavoro di verosimiglianza e di buon senso: nulla di eclatante e hollywoodiano, per fortuna, ma un’attenzione estrema agli stati d’animo, alle atmosfere e ai personaggi verosimili e credibilissimi. Giornalisti, politici, soldati, gente comune, tutti sconvolti da un’ondata di violenza sì eccezionale, ma tutt’altro che campata in aria o ‘cinematografica’. Grande Kristen Dunst nel ruolo di fotografa di guerra e altrettanto grandi performances degli attori di supporto.
Un’altra nota personale: quando ho visto il mio mito personale, conosciuto e amato nella serie Parks and Recreation, Nick Offerman nel ruolo di Presidente Usa mi sono quasi commosso, poi ho ricordato che la Nazione che tanto mi ha offerto ha già avuto un Presidente che era un attore cinematografico e che un altro attore (e body builder) è stato a lungo governatore di uno degli Stati più ricchi e popolosi degli USA, la California… e che una guerra civile, sanguinosa e terribile, negli USA c’è già stata… allora sì che ho pensato alla gravità del rischio per la Nazione che questa pellicola illustra così bene.
Ben vengano film come questo, grida d’allarme e rappresentazioni di scenari possibili, ma soprattutto prove e conferme di come realtà e fiction siano troppo spesso in competizione per assicurarsi che noi, poveri comuni mortali, non si dorma mai sonni tranquilli, soprattutto quando si vive fra una polveriera e una fabbrica di scintille.
Robrisso

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *