Recensione Meglio di noi

Meglio di noi, recensione della prima serie russa targata Netflix – Cosa accadrebbe se i robot provassero sentimenti? Che impatti avrebbe una scoperta del genere?

Trama della serie Meglio di noi

2029, Russia, una famiglia sul punto di cadere a pezzi diventa proprietaria di un androide all’avanguardia. Un robot umanoide apparentemente splendido, con una capacità unica di empatizzare, che nasconde un grande segreto: è ricercato dalla società che lo ha creato, dagli investigatori della squadra omicidi e dai terroristi.

Recensione Meglio di noi

In una città russa qualsiasi, in un futuro prossimo (2029), i robot sono diventati parte integrante della società e aiutano gli umani in tutte le incombenze quotidiane. Gestiscono i bambini, guidano le auto, lavorano assiduamente e, in alcuni casi, diventano oggetti di piacere.

Il dottor Georgy N. Safronov tenta disperatamente di tenere assieme la sua famiglia, che si trova in un momento particolarmente difficile. L’ex moglie vuole trasferirsi in Australia con i due figli Sonya e Yegor, e mentre cerca di fronteggiare questa situazione personale complessa, Gregory si imbatte in Arisa, un prototipo di robot, una “bambola” di origine sconosciuta. Il droide non assomiglia a quelli che si trovano normalmente in commercio, oltre a essere particolarmente intelligente è dotato di qualcosa che può somigliare alle emozioni umane.

Una volta a casa del dottor Safranov, Arisa scopre un mondo di emozioni che fino a quel momento si credeva fosse precluso alla popolazione di automi.

Da quel momento inizia una storia che oscilla tra il poliziesco e il dramma interiore. I Liquidatori, estremisti che combattono i robot, il contrabbando di copri e di vite, i dilemmi etici e i risvolti emotivi iniziano a intrecciarsi in una trama che per ora conta otto puntate.

La serie, del 2019, è arrivata da poco in Italia ed è composta da sedici epsodi di poco meno di un’ora ciascuno.

Nonostante le premesse e un inizio più che buono, la serie perde quasi subito slancio e tende a mescolare troppe voci e troppe sottotrame, rendendo di fatto la trama caotica e vittima di cali di velocità. Una volta spiegato il futuro, quasi anonimo, in cui si svolgono i fatti e mostrati i primi elementi “misteriosi”, la storia si concentra sull’emotività e sull’interiorità delle emozioni, per poi proporre improvvisi momenti più intensi che spesso sembrano inseriti solo per svegliare il pubblico.

Meglio di noi è una buona serie ma lo sviluppo della trama è discontinuo e poco identificabile. Siamo in Russia ma se non fosse per i nomi e due dettagli si farebbe fatica a capirlo, c’è una parte poliziesca che emerge a caso tra il minutaggio, ci sono voci narranti diverse che collimano senza fondersi. C’è troppa carne al fuoco e forse troppa fretta di mostrare tutto, ottenendo di fatto un prodotto con troppi ingredienti e poca amalgama.

Meglio di noi affronta le diversità e gli equilibri di una società non molto diversa dalla nostra. Guarda ai rapporti familiari, alle diversità di genere e alla natura delle nostre emozioni, che non sono leate esclusivamente al nostro vissuto o a quello che siamo in grado di percepire.

Insomma, bene ma non benissimo.

A presto.

Delos

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