TRAMA:
Inghilterra, 1931.
Jenny Flower, una bambina di nemmeno sette anni che vive in un quartiere popolare nella zona portuale di Londra, durante una gita in campagna incontra un tenebroso Straniero che porta sul capo delle strane corna.
È il primo di agosto, la festa di Lammas, nella tradizione uno dei quattro sabba maggiori in cui le streghe si incontrano per celebrare i propri rituali – e pare che la stessa Jenny, nata nel giorno di Hallowe’en, discenda proprio da una stirpe di streghe.
Grazie all’incontro con lo Straniero, la bambina scopre delle nuove prospettive che vanno oltre l’umile casa in cui vive, la scuola e una madre opprimente che non è mai stata in grado di capirla. Nel mondo enigmatico e proibito che le si apre davanti, sentirà di avere più potere su se stessa… e forse anche sugli altri.
RECENSIONE:
“Lucifero e la bambina”, nella traduzione di Stefania Renzetti, edito da Agenzia Alcatraz, è una fiaba dark alla scoperta della libertà.
La narratrice, me la sono immaginata come una nonna che racconta una lunghissima storia a chi ha voglia di ascoltarla, porta il lettore attraverso le vie povere di una Londra interbellica, in un quartiere popolare in cui i bambini erano cresciuti a cinghiate e le bimbe dovevano saper ricamare e cantare in chiesa. In una società in cui essere liberi, voler conoscere il mondo, o solamente voler essere diversi da come tutti si aspettano, era considerato qualcosa di inopportuno ed emarginante.
Jenny è una bambina forte, cocciuta e incuriosita dal mondo. Una piccola donna talmente determinata da incassare botte fino a perdere conoscenza pur di non fare ciò che i genitori le impongono. Troppo diversa per essere amata, per essere compresa, che viene apostrofata dalla madre con “tu hai il sangue cattivo” e lentamente abbandonata al disprezzo generale. Una reietta in un mondo claustrofobico, che troverà la sua ragione di felicità incontrando un misterioso uomo sulla riva del fiume.
Lo straniero potrebbe essere chiunque. Un viandante, un marinaio o un pazzo, un uomo carismatico che asseconda la curiosità di Jenny e per la prima volta non la fa sentire “diversa”.
Il resto vi lascio il piacere di scoprirlo da soli.
“Lucifero e la bambina” è stato una gran bella scoperta. Ringrazio il team di Alcatraz per averlo portato in Italia e per la cura e la passione che hanno dedicato a questo volume. Nonostante il testo sia di metà secolo scorso, e lo si può notare da alcuni dettagli come il modo in cui è scritto Hallowe’en (no, non è un errore, è una forma arcaica andata in disuso nell’ultimo secolo) o dallo stile narrativo, il romanzo ha una grande forza narrativa.
Non è semplice calarsi nella storia, bisogna entrare in sintonia con l’eccesso di descrizioni e le divagazioni della voce narrante, ma quando ci si riesce ci si trova in una narrazione con due chiavi di lettura. Non so se sia voluto o se altri hanno avuto la mia stessa impressione ma, leggendo il libro, specialmente in alcune parti, ho avuto l’impressione che fosse una grande metafora per raccontare uno spaccato di vita. Un metafora in cui nascondere soprusi, il diritto di essere sé stessi o semplicemente il desiderio di poter essere felici.
Nel bene, e nel male, “Lucifero e la bambina” è un testo che mi ha colpito.
A presto.
Delos