Valdarno, Toscana, decenni dopo un conflitto nucleare globale.
Due giovani che non hanno mai visto niente al di fuori della loro cittadina, a causa di eventi esterni si trovano costretti a fare un lungo viaggio a piedi fino alla costa.
Durante il tragitto incontreranno varie località dove vive la popolazione residua della zona, e scopriranno che ognuno di questi gruppi ha ricostruito la civiltà alla propria maniera, con proprie usanze e consuetudini, spesso inventate di sana pianta o male interpretate dal passato. Perché il danno maggiore non è stato sugli edifici o sulla popolazione, ma su migliaia di anni di civiltà spazzati via per sempre.
RECENSIONE
E chi lo dice che i disastri nucleari succedono solo all’estero? “Valdarno post nucleare“, edito da Bibliotheka, è ambientato sulle sponde del fiume Arno e ci mostra la caduta della civiltà.
Ambientato una quarantina d’anni dopo la catastrofe nucleare il romanzo ci porta tra le vie di ciò che resta della civiltà, tra il popolo che sopravvive tra le vestigia delle città e dei villaggi. Un territorio diviso e conteso dalle città stato e dalle organizzazioni paramilitari che lo abitano.
La storia, raccontata in prima persona e incentrata su una manciata di personaggi, inizia a Empoli e ci mostra una quotidianità aggrappata alle memorie del passato ma distorta dal tempo. Le città cercano di organizzarsi, di non cadere nelle barbarie. Le persone hanno bisogno di qualcosa in cui credere e hanno paura di perdere quel poco che hanno.
E qui inizia la storia del protagonista, un’avventura che lo porterà a lasciare la piccola Empoli per cercare il suo posto nel mondo. Assieme a Guido, suo amico che ricorda la figura di Lucignolo, fugge dalla città temendo l’arrivo di un’invasione militare. Scappa cercando la salvezza e si trova a scoprire l’emozione di vivere. Di essere il creatore della propria storia e non solo una pedina dentro una realtà immutabile.
Diretto, grottesco e ammantato da un’atmosfera tragicomica. Il libro di Luca Gini è un buon esempio di come si possa creare qualcosa senza dover per forza aggrapparsi all’esterofilia.
Mi è piaciuto? Ni.
Ho apprezzato molto l’ambientazione, i luoghi e il senso di credibilità che emerge da ogni angolo. I posti e i dettagli che vengono mostrati sono “veri” e ber ristrutturati per adattarsi al contesto. La narrazione in prima persona rende la lettura piacevole e non cade nello stucchevole.
Di contro devo dire che in alcuni momenti la storia ha seguito dei binari troppo chiari, troppo ben delineati per essere un’avventura on the road. Inoltre, e questo è un limite mio, ho faticato a prendere il ritmo della lettura a causa dell’uso massiccio del dialetto e del modo tutto toscano di affrontare i problemi.
“Valdarno post nucleare” è un romanzo leggero, breve e che racconta un primo passo verso un futuro da ricostruire.
A presto.
Delos