Siete davvero sicuri che l’energia elettrica sia eco-sostenibile?
In realtà la produzione dell’energia più green del pianeta nasconde una vera e propria distopia ambientale.
Infatti se è vero che l’elettricità è una forma di energia sicura e pulita quando viene consumata, è altrettanto vero che il settore della produzione di energia elettrica è il più inquinante in assoluto (25% di emissioni di gas serra nell’ambiente), seguito da agricoltura e reparti collegati (24%) e dall’industria (21%). I dati sono del 2019 dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), l’organizzazione internazionale parte delle Nazioni Unite.
In pratica: come viene prodotta l’energia elettrica?
Per quanto riguarda l’Italia, il Bilancio Elettrico di Terna (2018) porta questi dati: la produzione nazionale lorda (289,7 TWh) è stata coperta per il 66,5% dalla produzione termoelettrica che risulta in flessione, per il 17,4% dalla produzione idroelettrica e per il restante 16,1% dalle fonti geotermica, eolica e fotovoltaica.
Insomma, la grande maggioranza dell’energia elettrica è ancora prodotta bruciando combustibile e quindi emettendo sostanze inquinanti.
Come possiamo misurare l’impatto della produzione di energia elettrica nell’ambito del cambiamento climatico?
Uno dei coefficienti più significativi in questo senso è senz’altro il GWP (Global Warming Potential) che esprime la quantità di anidride carbonica emessa per ogni kWh prodotto.
Per ogni kWh prodotto in Italia, in media vengono emessi circa 465 grammi di anidride carbonica equivalente. Del totale, 196 g derivano dall’uso di gas naturale, 169 g dallo sfruttamento del carbone e 51.9 g dall’uso del petrolio.
Ma non va meglio in Germania che, nonostante stia investendo tantissimo in energia pulita, avendo recentemente deciso di abbandonare l’uso di centrali nucleari a fissione, ha comunque un fattore di riscaldamento climatico intorno ai 500 g CO2/kWh, frutto dell’uso complessivo di circa il 40% dell’energia prodotta da fonti come lignite, carbone e gas naturale.
Meglio va alla Spagna, che con dei provvedimenti a favore delle energie rinnovabili e a una pianificazione ottimale sul territorio, ha ad oggi un GWP di 325 g.
Per portare un esempio positivo, al limite opposto, dobbiamo arrivare in Norvegia, che grazie a una grande disponibilità di risorse naturali utili (le centrali idroelettriche producono il 97% del totale di elettricità) ha un valore molto basso: 9 grammi di anidride carbonica per kWh.
Ma è la produzione delle batterie il busillis che sembra poter innescare un terribile scenario distopico:
“La rete di ONG riunita nell’Ufficio Europeo dell’Ambiente stima che, se i tassi di riciclo delle batterie non cresceranno enormemente entro il 2050, le miniere di rame, litio nickel e manganese attualmente in uso potrebbero esaurirsi, mentre l’apertura di nuove miniere anche in Europa potrebbe avere conseguenze devastanti sui bacini idrici e i corsi d’acqua, la biodiversità e i diritti umani delle popolazioni locali”. Da Duegradi – Il clima terra terra
E non ho parlato dell’impatto ambientale delle centrali idroelettriche, solari e dei parchi eolici…
Per quello ho in serbo altre distopiche notizie “letterarie” prossimamente!
Debora Donadel