Urania, a dispetto del blog “datato” (se volete vi facciamo noi il sito), ci propone una bella novità. Un romanzo di Francesca Cavallero in edizione integrale. Una storia che ci riporta a Morjegrad, tra la desolazione e la disperazione di chi deve sopravvivere al disastro.
TRAMA
Tre donne sono coinvolte in un serrato inseguimento attraverso una terra devastata e misteriosa, dove la vita non si è mai spenta del tutto: una “meccanica di corpi” dal passato oscuro, un’operaia cyborg sopravvissuta all’impatto di un veicolo spaziale e la comandante di un corpo di élite. Fra sogno e incubo, le macerie del passato ingombrano le Terre Erose così come i ricordi delle protagoniste: i più dolorosi sono sepolti a una tale profondità che affrontarli significa cambiare per sempre il proprio destino e, forse, veder nascere una luce là dove tutto è tenebra. Ma l’ombra di Morjegrad e delle altre città-stato si allunga ancora una volta, pronta a divorare e distruggere tutto ciò che incontra.
RECENSIONE
Ho preso il romanzo della Cavallero convinto di trovarmi davanti a uno sequel del suo “Le ombre di Morjegrad”, e mi sono ritrovato catapultato in una storia completamente diversa.
Le Terre erose sono il nulla attorno a Morjegrad. Lande tossiche, devastate dall’ingordigia umana e pervase di violenza. Un deserto polveroso in cui pochi esseri umani combattono per sopravvivere.
Tra loro vi sono tre donne incattivite dalla vita e dai cattivi maestri che l’hanno costellata.
Nadja, una cyborg che ha perso la memoria. Una macchina mortale che non ricorda quasi nulla, ma che sa di dover fuggire. Non sa da chi, o da cosa, ma sa che ne deve farlo. La posta in gioco è più alta della sua miserabile vita.
Nebra, un’esule che sopravvive riparando innesti cibernetici. Tanto abile quanto pericolosa, è una donna che ha imparato a farsi rispettare e che non concede sconti. Usa la sua abilità per salvare i disperati come lei, a patto che i clienti possano pagarla.
Sya, arrogante e magnifica nella sua uniforme. Una comandate fredda, spietata, che si sente superiore a tutto e a tutti. Una donna che potrebbe vivere oltre i sogni dei disperati, ma che ha deciso di tirarsi su le maniche per fare ciò che va fatto.
Tre personaggi forti, che attraversano le pagine in un susseguirsi di azione e cruda disumanità. Le loro storie si intrecciano, si scontrano e si fondono in una narrazione corale. Ogni elemento lentamente prende il suo posto, cresce fino a esplodere contro un sistema ingiusto e ghettizzante.
Forte di un’ambientazione distopica e di una scrittura accurata, Il sangue delle madri riesce a far emergere un briciolo di speranza nella desolazione. Non molto, ma quel tanto che basta per dare al pubblico la voglia di non sentirsi annichilito davanti alla devastazione. L’autrice ci propone un mondo in cui l’umanità si è chiusa in piccole comunità in cui solo i più forti sopravvivono. Le risorse sono finite, il futuro è sempre peggiore del giorno prima e i sorrisi sono increspature tra le smorfie. Nessuno guarda al futuro con speranza, il massimo che ci si può concedere è che domani non vada male come oggi.
In questo spazio, e attraverso una scrittura ricca di dettagli, si muovono tre anime disperate. Tre donne in cerca di risposte, di pace o di un motivo per non mollare. Vagano in un’ambientazione che sembra omaggiare Dune, tra desolazione e speranza per un futuro migliore, per portare un messaggio di libertà a coloro che si sentono oppressi.
Gran bel libro, scritto con uno stile quasi classico nella sua ricercatezza. Unico neo, per il mio gusto personale, è l’accuratezza dei dettagli. So esattamente come l’autrice ha pensato le Terre erose, non ho avuto bisogno di immaginarmele, di crearle a modo mio e questo un po’ mi è mancato.
Per il resto: leggetelo!
A presto
Delos