Eccomi a parlarvi del secondo lavoro di Linda Talato che, con Case Study One, edito Delos Digital, segna il suo esordio nella collana Delos Crime.
L’universo è la stessa distopia che l’autrice ha proposto in Perpetual Life One che ho letto con grande piacere e recensito proprio qui!
Ma i perpetui in Case Study One sono solo lo sfondo, o meglio, il pretesto per iniziare a raccontare un vero e proprio thriller psicologico.
Trama Case Study One
“REC: Dangerous Smith è un vero psicopatico. Lui è il male. Senza motivo. Senza una giustificazione. Il male fine a sé stesso. Quello che quando lo incontri, te ne accorgi. E non dormirai mai più sereno una sola notte nella tua vita”.
Anno 2263, Sud Est Europa.
Dangerous Smith è incaricato dal colosso farmaceutico Reklaytek di guidare l’Unità 5, dove si svolgono alcune ricerche sui Perpetui per comprendere il motivo che induce così tanti di loro a togliersi la vita.
Ma Dangerous conduce anche una personale, segreta ricerca, per la quale usa delle cavie singolari.
Alcuni mesi dopo, chiuso nel carcere di massima sicurezza di Reifenen per i reati di violazione della privacy e manipolazione mentale, Dangerous racconterà la sua versione ad Arrigo Pisellini, brillante giornalista di cronaca nera per il Panoramic News of the Day. Arrigo odia il proprio nome e insegue con ossessione un preciso obiettivo: raccontare La storia, quella che lo consegnerà alla Storia. Suo malgrado, il giornalista finirà incastrato in un’intervista al contrario dove verrà costretto a rievocare strani ricordi.
Recensione Case Study One
Anche in Case Study One Linda usa l’espediente narrativo dell’inchiesta giornalistica per costruire l’intreccio di un giallo che parte già da una fine conosciuta. Ci sono degli omicidi (efferati) e ci sono già i colpevoli, una talpa sconosciuta, un manipolatore di coscienze e un giornalista che indaga sul caso.
Il punto di vista di quest’ultimo, protagonista centrale della storia, si alterna a quello della talpa; che domina la scena, però, quasi come una trasposizione del racconto stesso, è Dangerous Smith, colui che viene definito “Il male” (Dangerous un nome a caso?)
Partirò col dire che la scrittura dell’autrice mi ha convinto tanto quanto in Perpetual Life One: asciutta, senza fronzoli, efficace nel rendere ambientazione, personaggi e dialoghi.
Le atmosfere cupe, molto spesso angoscianti ti immergono in una tensione narrativa che però perde un po’ di ritmo (forse inevitabilmente) quando l’autrice si sofferma sull’aspetto psicologico dei personaggi.
Non nascondo che forse, secondo il mio gusto, qualche taglio qua e là, avrebbe reso molto più veloce la storia senza per questo toglierle spessore.
Ho trovato delle incongruenze nei comportamenti e nelle parole dei personaggi che forse sono frutto di una follia che io non ho colto.
Concludendo l’idea in sé mi ha intrigata da subito ma il suo sviluppo non mi ha appassionata lasciandomi quel senso di mancanza, soprattutto nella parte finale, che non so ben definire, come se non fossero stati tirati tutti i fili o fatto combaciare tutti i lembi.
Magari lo smarrimento è parte della manipolazione esercitata dall’autrice attraverso la scrittura del personaggio di Dangerous Smith?
Non vi resta che leggerlo per scoprirlo voi stessi!
Debora Donadel