Bentrovati readers!!!
Oggi ho il piacere di proporvi le mie considerazioni sul secondo romanzo scritto da Maria Diletta Veluti, intitolato “Vite legate”, uscito il 12 Gennaio scorso. Come per il precedente, “La sirena di Bellaere”, “Vite legate” è una produzione Self creation, diretta dalla scrittrice ed ex boss, Liliana Marchesi. Ringrazio la scrittrice per avermi permesso di leggerlo in anteprima. Se volete recuperare la recensione del primo romanzo la potete trovare sul nostro sito.
TRAMA DI VITE LEGATE
1902, Castiglione d’Adda.
Ci sono incontri a cui è impossibile sottrarsi, perché scritti nel destino.
Angela, secondogenita di una famiglia borghese, è tormentata da visioni che, anche nel peggiore dei casi, si tramutano in realtà.
Per questo motivo, viene fatta internare nel manicomio di Castiglione d’Adda, l’ultimo posto in cui avrebbe immaginato di incontrare lui, un uomo che non ha mai conosciuto, ma il cui volto occupa da sempre la sua mente.
Ci sono corde che, seppur invisibili, non possono essere spezzate, come quelle che lacerano i polsi delle internate.
RECENSIONE DI VITE LEGATE
Inizio col dire, che, il romanzo mi è piaciuto veramente molto!.
Rispetto al precedente libro, “Vite legate” ha uno stile molto più maturo e la scrittura di Maria Diletta si presenta molto più strutturata rispetto al precedente. La stessa storia perde i connotati infantili e fanciulleschi della fiaba per virare su tematiche crude e reali del suicidio e delle malattie mentali.
In “Vite legate” i protagonisti delle vicende narrate sono Graziano e la giovane Angela. Due anime che nella drammaticità degli eventi sono destinate a incontrarsi ed a salvarsi reciprocamente. Un libro intenso e crudo nel quale Diletta non risparmia nulla al lettore. Una prosa forte ed efficace che smuove l’animo. Incredibili e dettagliate le descrizioni, notevoli i colpi di scena.
Efficace la scelta dell’autrice di far raccontare gli avvenimenti in maniera alternata da parte dei due protagonisti, Angela e Graziano. I personaggi secondari, non perché tali, sono ben caratterizzati ed inseriti nel contesto narrativo. La mia preferenza va a Carla e Cornelia che, con le loro premure e attenzioni nei confronti delle ammalate mi sono entrate nel cuore. Ho apprezzato tantissimo anche la capacità dell’autrice di raccontare in maniera realistica le vicende legate al manicomio che, sicuramente fanno rabbrividire, però, nello stesso tempo riflettere il lettore. Riassumendo il romanzo mi è piaciuto moltissimo sotto ogni aspetto, mi è piaciuto assistere ai progressi stilistico-espressivi di Diletta, quindi, non posso fare altro che consigliarlo!!!.
Alla prossima
Valentina