Bentrovati cari fantadistopici!
L’autore della serie “The Spread “è il britannico Ian Bob Wright, prolifico autore di narrativa di genere con particolare interesse per storie horror e post-apocalittiche.
Si tratta, a mio parere, di un caso molto interessante di un autore “self-published,” o “Indie” che ha avuto un eccezionale successo e che non solo può vantare decine di romanzi, ma soprattutto un seguito nutrito e sempre screscente di lettori.
Tutto merito della lingua in cui scrive, l’Inglese?
Direi proprio di no, la ragione del suo eccezionale successo non è una sola e la lingua ha semplificato le cose, ma non è stata risolutiva, basti vedere la schiera di autori in lingua inglese, americani e non, che vendono come i nostri autori meno fortunati.
Avere successo o non averlo non può essere solo questione della lingua in cui si pubblica anche se, ed è innegabile, gli autori angloamericani partono da un punto di vantaggio che colleghi, anche bravi ma che non hanno avuto la ‘fortuna’ di nascere di madrelingua inglese non hanno.
Ho cercato di capire, grazie a un’assidua frequentazione come lettore e come follower sui vari social media e soprattutto come visitatore del suo (a mio parere, eh) impeccabile sito internet, le ragioni di questo notevole successo.
Successo, mi sento di dire, meritatissimo e che vorrei potesse irridere anche ad autori “indie” nostrani, che non sono da meno, ma di questo mi riservo di parlare in seguito, ora torniamo al nostro Ian Bob Wright, ai suoi libri e al suo sito.
https://iainrobwright.com/.
Il suo sito è la miglior vetrina immaginabile per i suoi lavori: linee essenziali, non un coacervo di links e pubblicità invasiva. Le copertine sono davvero ottime perché evocatrici ma mai truculente e in bella evidenza. Quelle delle serie e dei romanzi autoconclusivi sono “stand alone” e raccolti in una zona riservata cui si arriva dopo essere stati ingolositi dalle serie.
Prima di lanciarti in centinaia e migliaia di pagine di romanzi in più volumi puoi sempre assaggiarne uno – mai ipertrofico – che finisce una volta per tutte, sembra dire l’autore. Anche l’iscrizione alla mailing list è intrigante, se lo si fa l’autore regala sei romanzi al neofita di turno, che poi riceverà le emails in numero non eccessivo ma pungolante, miratissimo. Sul sito c’è una sezione molto sobria sull’autore, creatore sì di storie diaboliche e terribili, ma rassicurante uomo di famiglia che vive con la moglie, due figli piccoli e animali domestici. Family man alla Stephen King, insomma. Anche la presenza sui social media, da Facebook a Instagram, è calcolata: nessuna sovraesposizione, nessuna intrusività, niente complesso del divulgatore che da una piattaforma di condivisione video sembra dire, smaliziato e famelico, ma guarda un po’ cosa mi tocca fare per vendere qualche copia in più, (ma se almeno funzionasse!!!)
Tutto questo accortissimo marketing, troppo complesso e troppo ben eseguito per non essere frutto di un lavoro di esperti professionisti del settore, non avrebbe gli ottimi risultati che ha se non ci fosse anche la materia prima: l’eccellenza dei libri, sia come oggetti che come letture.
Copertine impeccabili, veste curatissima a livello grafico di tutto il prodotto, riduzione al minimo di refusi e sviste (ho letto suoi romanzi di centinaia di pagine senza trovare un solo refuso) e, soprattutto, storie ben congegnate, personaggi credibili, traversie di ogni sorta, gran colpi di scena e uniformità nella qualità di tutte le opere. Al lettore il messaggio arriva con chiarezza dal primo libro, qualunque esso sia della cinquantina finora in catalogo: caro lettore, puoi fidarti, compra pure, non ti deluderò, non esagero, davvero. Manca solo il “soddisfatto o rimborsato” ma i copiosi regali di inediti, finali alternativi e veri e propri romanzi in omaggio per chi si iscrive e poi entra nel club di “amici” dell’autore fanno pensare a chi compra che tanto non se ne pentirà. E infatti e così.
Come amante dell’horror prima che della fantascienza e trovando nell’unione di distopia e horror la mia dimensione ideale, devo dire che con questo autore mi sono trovato benissimo: non ho mai rimpianto di aver scaricato un suo libro, anzi, seguendolo da anni posso dire che, com’è giusto che sia, si sta raffinando e sta alzando il tiro, sia nelle singole opere che soprattutto nelle serie.
RECENSIONE DI THE HILL
Per il libro The Spread. Book One. The Hill, primo di sei, horror e distopia s’incontrano quando a minacciare l’umanità è un fungo dalla provenienza ignota, infetta il corpo umano trasformando l’ospite in un ente ostile mosso dall’irrefrenabile impulso di contagiare tutti coloro che gli stanno accanto, compito non arduo visto che il male si diffonde per semplice contatto. Sull’onda del successo televisivo di The Last of Us non è certo difficile predire un notevole successo a questa serie di romanzi, iniziata nel 2020 e tutt’ora in corso.
La narrazione segue un gruppo di amici di Manchester che affittano un cottage nel nord della Scozia per un fine settimana di libagioni e ricordi. Alcuni di loro si trovano alle soglie di scelte importanti della vita, altri nel momento del “coming of age” ovvero nel momento di crescita fondamentale, quando dalla collina eponima si sprigiona la malattia che dà il titolo alla serie. La diffusione del terribile virus per il Regno Unito comincia proprio dal cottage dell’allegra brigata di giovani inglesi, delle cui dinamiche interne e della resistenza alla malattia si parla. Violento ma senza eccessi, inquietante e misterioso, con non pochi momenti intimisti e di analisi sociale dal punto di vista di chi ha assistito alla Brexit e alla crisi socio-economica del proprio Paese, The Hill offre un ottimo inizio per una narrazione catastrofico-orrorosa degna delle migliori serie televisive e fumettistiche degli ultimi anni, da The Walking Dead, serie televisiva e fumetto, a, appunto, The Last of Us, serie televisiva e videogioco.
Tutto ciò con un’ambientazione d’oltremanica e non d’oltreoceano. Ci vorrà ancora molto per vedere un simile successo irridere un prodotto fatto e confezionato a regola d’arte da qualcuno la cui lingua madre sia l’Italiano, di ambientazione italiana e con situazioni, storie, dinamiche del Belpaese?
In molti lo vorrebbero e sarebbe ora. Che ne dici Alessandro Girola, Decimo Tagliapietra, Claudio Vergnani, Paolo Di Orazio, Enrico Graglia e sodali… Gualtiero Ferrari, ecc.? (li nomino a memoria, ma di gente che scrive davvero bene e che potrebbe produrre materiale “alla Ian Bob Wright” ce n’è tanta, da noi.)
Coraggio, fatevi sotto, scrivete, perché la lettura è contagiosa.