In 8 paesi prevista la pena di morte per persone LGBT

Ebbene sì, nella giornata mondiale contro l’omotransfobia è doveroso ricordare che sono ancora 8 gli stati nel mondo che prevedono la pena di morte per atti sessuali tra persone dello stesso sesso!

Ma non solo… sono 63 gli stati in cui gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso sono criminalizzati e in ben nove stati si rischia la reclusione a vita! (https://database.ilga.org/)

Da questo triste planisfero è evidente che la strada per il riconoscimento dei diritti della comunità LGBTQI+ è ancora lunghissima e irta di ostacoli.

Soprattutto perché dove non è lo stato a perseguitare le persone sulla base dell’orientamento sessuale, dell’identità di genere, dell’espressione di genere o dei caratteri sessuali, si possono verificare numerosi crimini d’odio di questo tipo.

Secondo i dati dell’Osce, nel 2022 sono stati perpetrati 1052 crimini d’odio in 36 stati nei confronti della comunità LGBTQI+. In 635 casi si è trattato di aggressioni fisiche, alcune delle quali sfociate in omicidi. Una cifra che restituisce solo la minuscola punta di un iceberg, non solo perché ovunque si tratta di un fenomeno sottorappresentato, ma anche perché queste cifre non tengono in alcuna considerazione i crimini d’odio commessi in quegli stati in cui la violenza contro le persone Lgbtqia+ è istituzionalizzata e tollerata.

Sono solo 58 gli stati membri delle Nazioni Unite con una normativa sui crimini d’odio che faccia esplicito riferimento agli atti discriminatori contro la comunità LGBTQI+. Solo 18 Carte costituzionali prevedono il divieto esplicito di discriminazione basata su orientamento sessuale; cinque tra queste citano anche l’identità di genere; uno cita, oltre a questi ambiti, quello dell’espressione di genere; nessuna cita i caratteri sessuali.

Un altro elemento da considerare

Secondo uno studio del Williams Institute della UCLA School of Law l’81% degli adulti transgender ha preso in considerazione il suicidio (contro il 35% degli adulti cisgender!); inoltre il 42% degli adulti trans ha tentato il suicidio, rispetto a solo l’11% degli adulti cis e il 56% degli adulti trans ha praticato autolesionismo, rispetto al 12% degli adulti cis.

I risultati di questo studio confermano un altro studio del maggio 2023 di The Trevor Project, organizzazione che lavora nel prevenire i tentativi di suicidio tra i giovani LGBTQI+. In quello studio, il 66% dei giovani queer aveva affermato che le leggi omobitransfobiche hanno influito negativamente sulla loro salute mentale e il 41% dei giovani LGBTQI+ d’America aveva dichiarato di aver preso seriamente in considerazione il suicidio nell’ultimo anno.

Credo sia innegabile che questi numeri possano rientrare tra i crimini d’odio verso la comunità LGBTQI+…

In Italia

L’Italia non ha ancora una legge che, in maniera esplicita, faccia riferimento ai crimini d’odio e agli atti discriminatori contro la comunità Lgbtqia+; non prevede il matrimonio egualitario e il 2023 si è aperto con la richiesta alle amministrazioni locali, da parte del governo, di interrompere la trascrizione degli atti di nascita dei figli di coppie omoaffettive nati all’estero.

Questo significa che solo il genitore con un legame biologico viene registrato, negando di fatto ai bambini delle coppie omogenitoriali di godere a pieno di diritti e tutele.

Anche il tema delle carriere alias nelle scuole è al centro del dibattito: si moltiplicano i casi di scuole che negano alle persone transgender la possibilità di sostituire, nei registri e negli altri atti e documenti interni all’istituto scolastico, il nome anagrafico con un nome scelto dalla persona stessa.

Non vi è ancora, infatti, una normativa che regoli l’applicazione di questa procedura a livello nazionale, prevedendone l’utilizzo uniforme in tutte le scuole, affinché queste siano uno spazio sicuro per tutte le persone che le frequentano e non rischino di trasformarsi, invece, in luoghi di discriminazione.

E pensare che risale addirittura al 1998 l’approvazione dello Statuto degli Studenti da parte del Consiglio dei Ministri che, all’articolo 3 della prima parte sulla vita della comunità scolastica, dichiara che la comunità scolastica fonda la sua azione educativa anche attraverso l’educazione alla consapevolezza e alla valorizzazione della identità di genere…

Dodici società scientifiche hanno recentemente pubblicato un articolo a difesa del trattamento farmacologico dei giovanissimi transgender e gender diverse in cui hanno dichiarato quello che è più volte stato sostenuto dall’OMS: “A causa dello stigma sociale e istituzionale e del disagio fisico, le persone adolescenti transgender sono una popolazione più vulnerabile dal punto di vista psicologico, con un rischio più elevato, scientificamente ben documentato, di sviluppare ansia, depressione, abbandono scolastico, isolamento sociale, mancata relazione tra pari, sino ad arrivare ad atti di autolesionismo e suicidio”.  (Articolo ed elenco delle società scientifiche tratto da Quotidiano Sanità).

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In Europa

Nel 2022 in seguito a l’omicidio di Matúš Horváth e Juraj Vankulič, all’esterno del noto locale LGBTIQ+ “Tepláreň” in Slovacchia, il Parlamento Europeo ha emesso una Risoluzione sull’aumento dei reati generati dall’odio contro persone LGBTIQ+ in Europa.

In questa Risoluzione viene non solo condannato con la massima fermezza il vile atto di terrore contro la comunità LGBTIQ+ e l’assassinio suddetto ma anche “tutte le forme di odio e violenza, nonché qualsiasi attacco fisico o verbale nei confronti di persone sulla base del genere, dell’orientamento sessuale, dell’identità o dell’espressione di genere e delle caratteristiche sessuali sia in Slovacchia che in tutta l’UE; ricorda che nelle nostre società non c’è posto per l’odio, il razzismo e la discriminazione contro le persone LGBTIQ+; chiede alla Commissione, al Consiglio europeo e al Consiglio di adottare una posizione forte e decisa contro il razzismo, la violenza e l’ingiustizia in Europa”.

L’ECRI (European Commission against Racism and Intolerance), meccanismo indipendente di monitoraggio dei diritti umani istituito dal Consiglio d’Europa per combattere il razzismo, la xenofobia, l’antisemitismo e l’intolleranza in Europa, pubblica annualmente dei rapporti che evidenziano come per quanto riguarda le persone LGBTQI+, nonostante i progressi compiuti dalla comunità europea in materia di legislazioni specifiche per garantire i loro diritti, alcuni Paesi trattano ancora il tema come un tabù e i discorsi e i crimini di odio rappresentano ancora una realtà nella regione europea.

Un piccolo ripasso

Molto spesso viene chiesto il significato della sigla LGBTQI+ e quale versione sia più corretta usare visto che in giro se ne leggono di tutti i tipi…

La sigla completa è

  • L (lesbiche)
  • G (gay)
  • B (bisessualə)
  • T (trans)
  • Q (queer)
  • I (intersex)
  • A (asessuali e aromantichə)
  • P (poliamorosə)
  • K (kinky)
  • + (identità in movimento)

Ovviamente usarla per intero è un po’ dispersivo, difficile e soprattutto si rischia di dimenticare qualcuno, per cui si ritiene corretto usare la versione abbreviata LGBTQI+ dove la + raggruppa tutti gli altri orientamenti e le altre identità.

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Conclusione

Molto spesso l’omotransfobia nasce dalla “non conoscenza”.

A volte basta davvero poco per aprire la mente verso un mondo che è lo stesso di tutti.

Ci si arrocca spesso nei propri privilegi senza considerare che non vi è nulla che li giustifichi.

E a chi ancora si lamenta che “si parla solo di questo”, “sono ovunque”, “vogliono essere dappertutto”, è bene ricordare che, fino a quando ci saranno Stati che condannano a morte delle persone solo perché amano una persona dello stesso sesso, parlarne non sarà mai troppo, non sarà mai abbastanza.

Debora Donadel

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