“Strange days have found us
Strange days have tracked us down
They’re going to destroy our casual joys
We shall go on playing or find a new town!”
Così cantavano i Doors nel 1967. La voce era quella, inconfondibile, di Jim Morrison e, i “giorni strani”, potevano riferirsi sia alla critica fase storica degli States, sia ai “periodi particolari” in cui ci si imbatte quando si aprono le “porte” della percezione. Noi, però, non vogliamo né analizzare il momento storico della canzone né provare esperienze lisergiche. Seguiremo, invece, una terza via parlando di un film il cui titolo trae ispirazione proprio da questo indimenticabile pezzo dei Doors.
LA TRAMA
Los Angeles, ultimi giorni del 1999. Il mondo che saluta il 20° secolo è in declino: l’anarchia ha preso il sopravvento mentre le forze dell’ordine tentano di reprimere brutalmente gli sfoghi di una società delirante. Lenny Nero (Ralph Fiennes) spaccia la droga che ha sbaragliato la concorrenza di tutti gli altri prodotti sintetici assunti per andare fuori di testa. Lo sballo del millennio morente sono i ricordi rubati: memorie altrui che possono essere vissute nuovamente poichè imbrigliate su dei supporti digitali (chiamate ”clips”) e pronte per essere tramutate in merce tanto preziosa quanto illegale.
Attraverso lo “Squid“, connettore neurale, vengono rilasciati nella mente di chi lo desidera, pezzi di vita dal fortissimo impatto sensoriale e commerciale: più sono intense le emozioni e più Nero, che testa i “clips” prima di venderli, può alzare il loro prezzo. Finché non incappa nella registrazione del brutale omicidio di una prostituta di sua conoscenza: coinvolto emotivamente nell’efferato delitto non potrà far finta di nulla.
LA RECE
Cosa si festeggia a Los Angeles il 31 dicembre 1999? Semplicemente la fine dell’anno o l’inizio di un nuovo millennio? Sono “giorni strani” quelli che stiamo vivendo o “sconosciuti” quelli di là da venire? Sull’ambiguità del termine “strange” poggiano le vicende raccontate dalla regista Cathryn Bigelow ex moglie di James Cameron (non lo diciamo per fare del gossip ma per sottolineare il fatto che il papà di Terminator e Avatar è anche il produttore nonché sceneggiatore del film. Insomma una griffe da non sottovalutare).
L’ambiguità lessicale insita nel titolo si riverbera magnificamente su tutta la pellicola: i personaggi sono ambivalenti, ambigui, quasi incoerenti, come fossero invasi da due anime, una più tetra e una più benevola, in continuo conflitto fra di loro. Anche il punto di vista attraverso il quale si dipana la vicenda molto spesso è di difficile collocazione: chi utilizza lo Squid (il connettore che riproduce i ricordi degli altri) viene catapultato in un segmento di vita già vissuto senza alcun appiglio informativo sulla realtà circostante, annaspando insieme allo spettatore: dove si trova? Di chi sono gli occhi che stanno osservando la scena ? E cosa sta guardando?
Solo riemergendo dalle spire di questi quesiti lo spettatore-protagonista potrà rendersi conto di quanto, tale esperienza, possa essere spiazzante.
Strange days è un film del 1995 fortemente innovativo: il massiccio e sapiente uso della soggettiva, fu in seguito ripreso da molte altre pellicole di successo. La Bigelow non tradisce se stessa e dimostra di essere una cineasta capace di districarsi anche in opere complesse come questa, non dimenticando mai di deliziare lo spettatore mediante
un’estetica dell’immagine dal forte impatto, un ritmo incalzante e un racconto coinvolgente.
LA CITAZIONE
“Sai come faccio a sapere che è la fine del mondo Lenny? Perché tutto è già stato fatto, capisci? Ogni genere di musica è stata provata, ogni genere di governo è stato provato, capisci? Ogni cazzo di pettinatura, ogni orrendo gusto di gomma da masticare, i cerelai per la colazione, ogni tipo di schifoso… capisci che intendo? Che ci resta da fare? Come faremo a sopravvivere, per altri mille anni.”
Queste sono le parole di Max Peltier (Tom Sizemore), investigatore privato amico di Lenny Nero (Ralph Fiennes). In questo monologo c’è tutta l’angoscia che fu vissuta negli anni ’90 per l’arrivo del nuovo millennio. “Mille e non più mille”: ancora una volta la storia metteva l’umanità davanti ad un confine da valicare. All’epoca rimpallavano notizie drammatiche di gruppi che sposavano teorie apocalitiche o di un baco informatico che avrebbe mandato in tilt i computer di tutto il mondo perché incapaci di leggere la cifra “2000” come anno. Alla fine, ce le siamo cavata, a quanto pare.
LA COLONNA SONORA
Di tutto rispetto sono le canzoni che compongono la soundtrack del film. Le azzeccate sonorità e gli interpreti di alto livello contribuiscono a dare un tocco di classe alla pellicola, facendoci respirare le distopiche atmosfere di “Strange Days”.
Da segnalare, ovviamente, la cover dello storico pezzo che dà il titolo al film, eseguita dai Prong con il tastierista dei Doors, Ray Manzarek.
Altro brano che spicca è “Selling Jesus” degli Skunk Anansie: la leader del gruppo, Skin, in una scena del film, con il suo inconfodibile trimbo ad una folla invasata, canta:
“They’re selling Jesus again
They’re selling Jesus again
They want your soul and your money your blood and your votes
They’re selling Jesus again
Selling love to you, selling love”
Ma il vero colpo di teatro è nella mani di Juliette Lewis che interpreta Faith, l’ex fidanzata di Nero. Rivisitando un brano di PJ Harvey, “Hardly wait”, la Lewis sbalordisce con una perfomance dal vivo che mozza il fiato: applausi!
SIPARIO
Siamo giunti alla fine del nostro “strano” viaggio. Spero di aver rinfocolato a dovere il ricordo di chi ha già gustato i fotogrammi di “Strange Days” e di aver, allo stesso tempo, generato curiosità in chi ancora non ha avuto l’occasione di vederlo.
Il film della Bigelow è davvero “strano” perché parla di un futuro (2000) che era estremamente prossimo all’anno di realizzazione (1995) mentre ,a vederlo adesso, ci parla di un passato, non proprio remoto, ma quasi.
Magari, come dicevano i fautori dell’apocalisse bimillenaria, ci siamo davvero fermati al 2000 e tutto quello che abbiamo vissuto finora, sono solo i ricordi di una popolazione scomparsa da tempo dalla Terra. Non ci resta che guardare il film per toglierci ogni ulteriore dubbio.