Buongiorno amici, è con sommo piacere che oggi vi parliamo dell’ultimo e controverso film tratto dal mondo fumettistico della DC Comics.
Come dite, siamo un po’ in ritardo? Ormai ne hanno già parlato tutti? Mi spiace deludervi ma vi sbagliate di grosso. Non siamo in ritardo, abbiamo volutamente atteso che si sfogasse l’entusiasmo collettivo prima di dedicarci a questa complessa recensione. Qualche settimana fa la Boss mi aveva consegnato un esclusivo biglietto per la prima, era leggermente stropicciato come se lo avesse strappato a forza dalle mani di qualcuno, e mi ha chiesto se avevo voglia di dedicare psiche e anima per immergermi in questo film.
Quando mi sono seduto in sala ero combattuto tra l’eccitazione per questa pellicola non convenzionale e la lunga serie di problematiche e insuccessi dei cinecomic tratti dal mondo DC. A differenza dei cugini-rivali della Marvel la DC ha sempre pagato una mancanza di continuity narrativa, gli attori continuano a cambiare e le storie non vengono fuse in un unico universo interconnesso. Solo negli ultimi anni abbiamo avuto tre differenti Superman, tre Batman, due Flash e due Deadshot e molti altri cambi di volto che hanno spezzato ogni legame tra i vari film creando un caos incontrollato nella narrazione.
Sullo schermo si sono avvicendati diversi Joker, tutti ottimi e appartenenti a un periodo fumettistico ben preciso, e quando è iniziato lo spettacolo (di cui non avevo voluto leggere nulla e nemmeno guardare il trailer per non rovinarmi il senso di meraviglia) ho cercato di capire quale fosse quello di Joaquin Phoenix.
Il film racconta la storia di Arthur Fleck un uomo che cerca di sopravvivere facendo il clown per le strade grige di Gotham City. Arthur vive con la madre malata nei sobborghi più poveri della città, affetto fin da bambino da un disturbo mentale che gli provoca risate incontrollate al limite dell’isteria è un reietto della società, un’ombra tra le scarpe di coloro che gli camminano sopra.
Quanto può resistere una persona prima di spezzarsi?
Cos’è la normalità? Vivere nel dolore o riderne?
Joaquin Phoenix interpreta magistralmente un personaggio che ha la forza di creare un empatia con lo spettatore. Non recita la follia insensata di Ledger e nemmeno la malavita allucinogena di Leto, ci mostra un uomo che ha perso la voglia di provare a essere ciò che tutti si aspettano. La sua risata soffocata sembra un pianto che ci mostra chi siamo, o chi potremmo essere il giorno che smetteremo di combattere per una normalità che non ci appartiene.
“Arthur Fleck : La parte peggiore di avere una malattia mentale è che le persone si aspettano che ti comporti come se non l’avessi.“
[The worst part of having a mental ill is people expect you to behave as if you don’t]
Non posso raccontarvi la serie di eventi che porteranno alla nascita del più grande nemico di Batman, è un cinecomic e ovviamente si arriverà a quello, ma posso assicurarvi che non ha nulla a che vedere con quanto visto fino a oggi.
Introspettivo, violento e terribilmente urbano. Joker tratteggia una società fin troppo simile alla nostra e una persona qualunque in cui tutti potremmo immedesimarci. La forza narrativa portata sullo schermo da Todd Philips è triplice, cinefila-fumettistica-sociale, ma è la caduta nell’abisso di Arthur la motrice di tutte le emozioni.
Nel mondo reale il Male vince sempre e nemmeno il più incredibile dei supereroi può fare qualcosa per impedirlo.
Ora lascio a voi il piacere di guardare questo film e di farci sapere cosa ne pesate.
A presto.
Delos