Recensione: “Bringer” di Giuliano Scavuzzo.

TRAMA

2081. Il pianeta è stato devastato da un cataclisma causato dall’inquinamento. I Bringer, grazie alla loro straordinaria capacità di ricevere doni dalle vite precedenti, hanno sventato l’apocalisse. Sono loro a governare il mondo ora, sfruttando lo mnemonium, un potente materiale proveniente da un asteroide che permette di abbassare le temperature e rendere l’aria respirabile. Efi vive nella Città di Cristallo, circondata da Bianche Mura alte centinaia di metri. Anche lei dovrebbe essere una Bringer, ma alla soglia del suo ventesimo compleanno non ha mai sperimentato un bring-back delle esistenze passate, e se ciò non dovesse accadere, verrà esiliata nel mondo dei fermi. Mossa dal desiderio di scoprire il mistero della sua identità, Efi, insieme a Garth e Lake, intraprenderà un viaggio pericoloso e incredibile.In fuga verso la Foresta dei Grandi Alberi, dimora dei ribelli Outcast, scoprirà la sua vera natura e, soprattutto, che il mondo che la circonda nasconde terribili segreti.

RECENSIONE

La storia inizia con un interludio di una cinquantina di pagine in cui l’autore ci presenta il mondo e i personaggi principali della storia. La Terra è una distesa sterile, il clima è impazzito, gran parte della popolazione è morta. Lo scioglimento dei ghiacciai ha fatto innalzare il livello delle acque e i sopravvissuti si sono ammassati sui pochi lembi di terra sfuggiti alle inondazioni.

La società è cambiata e il potere è in mano ai Bringer, esseri umani che hanno sviluppato capacità di rivivere le loro vite precedenti. Arroccati dietro le inviolabili mura della Città di Cristallo i Bringer hanno ricreato il mondo perfetto utilizzando lo mnemonium, un materiale misterioso che è in grado di trasmettere informazioni e di fondersi con altri materiali. Una rivoluzione tecnologica che ha permesso di far rifiorire le piante, abbattere l’inquinamento, creare macchine per il controllo del clima sublimando la vita il più vicino possibile alla perfezione.

I Bringer hanno salvato il pianeta e si ergono a divinità guardando dall’alto i normali, i fermi, che vivono ai piedi delle mura della loro città. Tutto sembra perfetto, tranne che per chi vive con il terrore di non riuscire a diventare una Bringer, da qui inizia l’avventura di Efi e compagni alla ricerca della verità che per decenni gli è stata negata.

Bringer è un ottimo romanzo, succedono talmente tante cose che Giuliano Scavuzzo avrebbe potuto scriverne due. I giovani protagonisti seguono un percorso di crescita che metterà a dura prova le loro convinzioni, costringendoli a diventare grandi arrampicandosi sulle macerie delle loro certezze. I colpi di scena sono molti e, grande merito dell’autore, non hanno il sensazionalismo della carrambata. Le cose succedono durante la narrazione, mutano, si scoprono e tutto continua a scorrere senza inutili punti esclamativi.

Alcune scene e alcune ambientazioni mi hanno ricordato la foresta velenosa di Nausica e la Valle del Vento, o la divisione societaria di Hunger Games. I riferimenti sono molti e li ho apprezzati perché non sono scopiazzature, sono ciò che rimane attaccato a qualcuno che ha letto molto (suppongo) e ha assorbito ciò che gli è piaciuto. Non posso dirvi nulla sulla citazione finale, ma un vecchio nerd come me ha rivisto la dolce Principessa Orora Hime 😉

Bringer, edito da La Corte Editore, è un ottimo esempio di come gli autori nostrani sappiano creare storie che fino adesso ci sono arrivate quasi sempre da oltre oceano.

A presto.

Delos

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